Riscegliere Cristo

Omelia tenuta a Rimini-Fiera per l’apertura del 30° Meeting per l’Amicizia tra i popoli – 23 agosto 2009

1. Essere cristiani non è aderire a un’idea o perseguire un valore; è incontrare e seguire una persona: Gesù Cristo.

Per i primi discepoli tutto era cominciato con l’invito forte e suadente del Nazareno: “Venite dietro di me!”. I pescatori avevano abbandonato barca e casa, affetti e lavoro, e si erano messi letteralmente ad andare dietro quel Maestro originalissimo, anzi unico, che diceva parole mai udite e faceva cose mai viste prima. Era stata un’avventura sempre più appassionante, fino a quel “segno” dei pani e dei pesci, operato in pieno deserto, con migliaia di bocche sfamate. Quel giorno l’entusiasmo della folla era salito alle stelle, al punto che lo volevano fare loro re. Ma il Maestro si era subito premurato di chiarire l’abbaglio: l’evento dei pani miracolosamente moltiplicati non era stato un prodigio magico, compiuto per strappare l’applauso, per estorcere il consenso e invitare al disimpegno.

Bisognava incidere la buccia del segno e intercettare il succo del senso. E il senso era questo: il Figlio di Dio non era disceso dal cielo per venire a regnare sulla terra e per farsi servire, ma per servire e dare la sua vita per tutti. Non era venuto in mezzo a noi per saziare la fame del corpo, ma quella del cuore, che è fame di verità e di felicità. E’ fame di Dio. Per questa fame la Parola di Dio si era fatta carne, e per farsi carne da mangiare, lui, il Santo di Dio, era disposto a pagare il prezzo più alto: andare a finire sulla croce. Di fronte a un discorso così duro – duro da accogliere, non solo da capire – la delusione era stata cocente, lo shock totale.

La continua mormorazione dei giudei era sfociata in una contestazione aspra e sfrontata, che aveva finito per contagiare la cerchia dei discepoli. Lo scandalo era arrivato a serpeggiare perfino all’interno del gruppo dei fedelissimi, quello dei Dodici. La conclusione registrata dall’evangelista non poteva essere più desolante: “Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui”. Tornare indietro è l’esatto contrario del seguire, che è un camminare in avanti, sulle orme del Maestro, in vista di una comunione d’anima e di vita sempre più radicale e intensa.

Ora, attorno a Gesù, si è fatto il deserto. Il momento è drammatico. E’ a questo punto che scatta sulle labbra del Maestro la domanda più bruciante di tutto il vangelo: “Volete andarvene anche voi?”. E’ una domanda che Gesù rivolge ai suoi discepoli di allora e di sempre. Anche a noi. Oggi.


2. Oggi non è più possibile essere cristiani per abitudine o per convenzione. Ma solo per scelta. E la scelta di Cristo può avvenire solo per innamoramento e per convinzione.

Ecco l’autentico “scandalo” del cristianesimo, che il nostro Papa Benedetto formulava con parole pungenti, quando da giovane teologo scriveva nella sua Introduzione al cristianesimo:


“(Lo scandalo del cristianesimo) è costituito dalla confessione che l’uomo-Gesù, un individuo giustiziato verso l’anno 30 in Palestina, sia il ‘Cristo’ (l’unto, l’eletto) di Dio, anzi addirittura il Figlio stesso di Dio, quindi il centro focale, il fulcro determinante dell’intera storia umana… Ci è davvero lecito aggrapparci al fragile stelo di un singolo evento storico? Possiamo correre il rischio di affidare l’intera nostra esistenza, anzi, l’intera storia, a questo filo di paglia di un qualsiasi avvenimento, galleggiante nello sconfinato oceano della vicenda cosmica?” (p. 149).


Oggi è tempo di riscegliere Cristo. Mai come ai nostri giorni i cristiani si sono trovati di fronte alla domanda incalzante e ultimativa di Gesù: “Volete andarvene anche voi?”. Tutti i giorni sentiamo di qualcuno che “si tira indietro” dalla sequela del Signore e stacca i contatti con la sua Chiesa, perché giudica il discorso cristiano – per esempio sul portare la croce, sul matrimonio indissolubile, sulla protezione della vita, anche quella pre-natale o terminale, sull’accoglienza dei poveri – un discorso troppo duro.

Sì, oggi Cristo rappresenta un bivio anche per la nostra vita. Dobbiamo scegliere: o con lui o contro di lui. Siamo di nuovo posti di fronte allo “scandalo” di un Dio che viene in mezzo a noi non a domandare sacrifici e offerte, ma a farsi mangiare e a farsi bere perché noi possiamo diventare pezzi di pane e gocce di sangue gli uni per gli altri.

A questo scandalo quel giorno, a Cafarnao, Simon Pietro reagì con parole più grandi di lui: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.

Prima di concludere, ritorniamo per un istante sulle ultime parole di Pietro: “noi abbiamo creduto e conosciuto”. Verrebbe da pensare che Pietro abbia invertito l’ordine logico dei verbi: non viene forse prima il conoscere Cristo e poi il dargli fiducia e credere in lui? In realtà Pietro ama intensamente il Signore e perciò si fida delle sue parole, anche se non le comprende appieno. In principio sta infatti l’amore: l’amore genera la fiducia e la fiducia genera la conoscenza. La fede non è irrazionalità e oscurità, ma luce e intelligenza. Non si può dire che chi crede non conosce e chi conosce non crede. Piuttosto chi non crede in Gesù, non conosce veramente il reale: non vede Dio come Padre, né sé come figlio né gli altri come fratelli.

Raggiungiamo così il tema di questo Meeting: la conoscenza è sempre un avvenimento. Ma se il credere non è il contrario del conoscere, la conoscenza costituita dalla fede è l’avvenimento che sbilancia nell’Assoluto, o – che è lo stesso – è l’accadimento dell’Assoluto nella “carne” della nostra storia. Questa è la salvezza.

+ Francesco Lambiasi