Omelia pronunciata dal Vescovo nella Solennità di Maria ss. Madre di Dio Rimini, Basilica Cattedrale, 1 Gennaio 2010
Un debito insolvibile quello da noi contratto verso Maria di Nazaret, una vera e propria “obbligazione” perpetua nei suoi confronti, non solo da parte della Chiesa, ma di tutto il genere umano. Non è una esagerazione devota affermare che senza Maria non avremmo avuto Gesù. Storicamente parlando, senza di lei – ovviamente dopo e grazie allo Spirito Santo – nell’attuale piano della salvezza programmato da Dio, non avremmo avuto l’incarnazione del Figlio di Dio. Ma se il Verbo non si fosse incarnato, l’uomo non si sarebbe salvato. Con un po’ più di coraggio potremmo osare di dire: senza Maria, il Figlio di Dio non sarebbe vero uomo, la Chiesa non sarebbe vero Corpo di Cristo, noi non saremmo veri figli di Dio. Vorrei ora riprendere una ad una queste tre affermazioni.
1. Senza Maria Gesù non sarebbe il Cristo: una persona divina con una vera natura umana. Nel qual caso la sua carta di identità sarebbe completamente falsa e tutta da rifare.
Abbiamo certamente afferrato dalla lettera ai Galati quel fugace ma corposo passaggio riguardante Gesù. Di lui, s. Paolo ci ha detto che è il Figlio di Dio, mandato a noi quando venne la pienezza del tempo, e che è veramente “nato da donna”, letteralmente “fatto da donna”. Questo inciso, rapido come un soffio, contiene l’affermazione mariologica più antica e più sintetica: Maria è la donna che ha nobilitato l’umana natura al punto che “il suo Fattore non disdegnò di farsi sua fattura”. Pertanto Gesù non è una sorta di meteorite piombato dal cielo sulla terra, ma è veramente e perfettamente uomo. E’ realmente nato da Maria; è realmente cresciuto in età, sapienza e grazia; ha realmente mangiato e bevuto; ha sudato e dormito; è stato realmente capace di provare paura e di infondere fiducia; ha realmente pianto e realmente gioito. Maria entra in primo luogo in questa difesa della carne umana del Verbo, divenendo un test inconfutabile di ortodossia cristologica, cioè di garanzia della vera e reale umanità del Figlio di Dio. In questo senso, secondo l’attuale piano salvifico rivelato, Maria è tra i più solidi e indistruttibili baluardi che neutralizzano i micidiali assalti delle eresie riguardanti l’identità di Cristo.
E’ grazie al fatto di essere stato “fatto” da Maria, concepito per opera di Spirito Santo, ed è grazie al fatto di essere stato da lei fisicamente partorito e allattato, cresciuto, istruito ed educato, che Gesù ha potuto pensare con mente d’uomo, amare con cuore d’uomo, lavorare con mani d’uomo. E’ per il fatto di essere il frutto benedetto del suo grembo, che Cristo è venuto in mezzo a noi non come un fantasma impalpabile o un mitico super-man, come un essere stratosferico o un inafferrabile personaggio virtuale, ma come un vero uomo, in carne ed ossa, che ha “in comune con noi il sangue e la carne” (cfr Ebr 2,14). E poiché Gesù è in persona vero Figlio di Dio e vero Dio, Maria è vera Madre di Dio, non nel senso, assurdo e contraddittorio, che avrebbe partorito Dio o che avrebbe dato la divinità a Cristo, ma nel senso che è “Colei che ha dato la vita a uno che è Dio”. Maria non è divina, è vera madre umana, ma di un Figlio che è vero Dio.
“Tuttavia – scrive s. Atanasio – ciò non è certo un mito, come alcuni vanno dicendo. Lungi da noi un tale pensiero. Il nostro Salvatore fu veramente uomo e da ciò venne la salvezza di tutta l’umanità. Perciò in nessuna maniera la nostra salvezza si può dire fittizia” (PG 26,1062).
Il titolo di Madre-di-Dio è provocazione fastidiosa e indisponente per la nostra mentalità allergica al soprannaturale e inguaribilmente a “tolleranza-zero” nei confronti di Dio. Per una ragione umana che non perdona a Dio di essere Dio, questa verità della divina maternità di Maria non è solo vertiginosa e inattingibile. E’ letteralmente scandalo e follia: scandalo insuperabile per la religione giudaica, almeno finché resta tale. Finché Saulo restò Saulo, fariseo accanito e irriducibile, si sarebbe sentito accapponare la pelle alla sola ipotesi che Dio avesse generato un Figlio e che per giunta quel Figlio si fosse letteralmente incarnato. Ma il titolo di Madre di Dio costituisce anche lo spartiacque invalicabile tra il cristianesimo e la sapienza greca, totalmente refrattaria al solo pensiero – giudicato stupido e folle – di una salvezza che ci giungesse attraverso quegli elementi marci e irrimediabilmente guasti, quali sono il corpo e la materia.
2. Senza Maria la Chiesa non sarebbe più il Corpo di Cristo. Maria non è stata una mera funzione generativa, una sorta di “utero a noleggio”. Non è stata ridotta a fare la parte della busta di una lettera che, dopo essere stata aperta, si getta via, nel cestino della carta straccia. Maria non opera come semplice strumento al fine di dare un corpo di carne al Verbo di Dio, ma si è pienamente coinvolta nell’avvenimento della salvezza. Non ha soltanto accolto Gesù come una mamma accoglie il suo bambino. Si è aperta al suo mistero per mezzo della fede. “Ha concepito il Verbo di Dio prima nell’anima che nel grembo, più con la fede che con la carne e il sangue”, affermano i Padri latini. E s. Tommaso esplicita che Maria ha detto il suo sì all’annunciazione ”in rappresentanza di tutta l’umanità”. Un sì da lei ratificato durante tutta la vita, per mezzo di una maternità che l’ha condotta fino alla croce e fino alla nascita della Chiesa. Come Cristo è stato da lei concepito all’annunciazione e partorito a Betlemme, così si può dire che la Chiesa è stata concepita da Maria per opera di Spirito Santo, al Calvario – “Donna, ecco tuo figlio” – e da lei partorita alla Pentecoste.
Pertanto, se l’umanità divina di Cristo è stata ed è la radice perennemente vitale e insostituibile della Chiesa, Maria ne è il primo frutto: il più genuino, il più riuscito, il più perfetto. In lei, tutta la Chiesa non solo era prefigurata e annunciata in simbolo, ma già pre-realizzata in primizia, poiché in Maria la Chiesa viveva in anticipo la sua vita di fede, di speranza e di carità. In lei si riassumeva la storia dell’antico Israele, con la sua lunga attesa del Salvatore: Maria è la prima “redenta”, è la più perfetta e accogliente destinataria dello Spirito. E’ la prima “Chiesa immacolata”, senza macchia e senza ruga, come deve essere e sarà la Sposa di Cristo, che lo Spirito Santo si va preparando.
Se la Chiesa non fosse veramente “mariana”, non sarebbe più il vivente “organismo” di Cristo, ma una delle tante organizzazioni filantropiche, magari anche efficienti in ordine a qualche generosa operazione di solidarietà, ma del tutto inefficaci in ordine alla effettiva salvezza dell’umanità.
3. Senza Maria noi non saremmo veramente “noi”: veri figli di Dio. Certo, se noi siamo figli di Dio è perché siamo nati “non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio siamo stati generati”. Donne e uomini del nostro tempo, “viviamo sulla terra una esistenza comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro”. Ma questa è pari pari la descrizione della vita di Maria di Nazaret, pennellata dal Concilio (AA 4). Maria dunque ci riguarda. Non è una eccezione solitaria e irraggiungibile, non è la titolare di privilegi del tutto singolari, irripetibili, incomunicabili.
Maria è una di noi. Donna tra le donne, madre tra le madri. Anche lei ha provato la felicità di vedere nascere il suo bambino. Anche lei ha sperimentato l’angoscia di smarrirlo e la gioia di ritrovarlo. Anche lei un giorno provò lo struggimento che prova ogni madre quando vede il figlio partire di casa e andare per la sua strada. Anche lei si è esaltata nel sentire tessere le lodi del suo unico “tesoro”. Anche lei si è sentita squartare l’anima e spezzare il cuore al grido della marmaglia inferocita contro il Figlio innocente: “a morte!”. Anche lei conobbe nell’ora nona di quel 14 di nisan lo strazio di vedersi uccidere il figlio sotto i propri occhi.
Una di noi, Maria è più di noi. Un vero caso unico tra i miliardi di miliardi di donne, di spose e di madri che ci sono state, ci sono e ci saranno sulla faccia della terra. Fu totalmente estranea al male. Non fu mai neanche sfiorata dall’onda fangosa del peccato. Aderì con un fede senza se e senza ma al disegno di Dio su di lei e su quel Figlio avuto in misteriosa “comproprietà” con lo Spirito Santo. Fu associata con connessione ineguagliabile alla vita e all’opera del Salvatore di tutti. Ma questo essere “di più” non fu solo grazia per lei. E’ anche fortuna immeritata e impareggiabile guadagno per tutti noi. La sua pienezza di grazia non ce la rende estranea, lontana, inaccessibile. Lei, la creatura più amata da Dio, ha sofferto più di ogni altra creatura. E perciò è colei che più di tutti, dopo suo Figlio, può venirci in soccorso. Lei conosce in Dio ogni nostra vera necessità. Continua a vivere il suo cielo sulla terra. Non si dà pace fino a quando l’ultimo di noi, suoi figli ingrati e inquieti, non si sarà salvato. Aveva ragione Dante nel definirla in cielo “meridiana face di caritate” e giù, tra noi mortali, “di speranza fontana vivace”.
Il titolo di Madre di Dio è fatto apposta per infonderci fiducia e per contagiarci “grinta” e coraggio per il nuovo anno appena incominciato e per tutto il cammino della nostra vita.
A Maria, possiamo allora rivolgerci con il più antico testo cristiano in cui viene invocata con il titolo della festa di oggi, “santa Madre di Dio”:
“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci sempre da tutti i pericoli, o Vergine gloriosa e benedetta”.
+ Francesco Lambiasi