Intervento del Vescovo alla Festa della Repubblica
La Signora Prefetto mi chiede gentilmente di favorire un momento di preghiera. Poiché mi propongo di rispettare fino in fondo la laicità di questa celebrazione e non ho alcuna intenzione di fare invasione di campo né assolutamente di entrare a gamba tesa, vorrei condividere un momento di ascolto, indirizzato a tutti i presenti a cui mi rivolgo indistintamente come a donne e uomini di buona volontà.
Nel suo messaggio per questa giornata, il Capo dello Stato on. Sergio Mattarella ha dichiarato che la nostra Repubblica “è nata con la vocazione della pace“. Non si può negare che una delle radici più tenaci e vitali di tale vocazione si trovi nel Vangelo, e precisamente nel discorso della Montagna: “Beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio“. A commento, propongo questo breve passaggio del Mahatma Gandhi: “Di tutto il Vangelo, quello che mi colpì indelebilmente fu il fatto che Gesù fosse arrivato quasi a dettare una nuova legge: non occhio per occhio, dente per dente, ma il prepararsi a ricevere due colpi quando se ne è ricevuto uno e a fare due miglia quando ne è stato richiesto uno. Vidi che il discorso della Montagna sintetizzava l’intero cristianesimo per chi intendesse vivere una vita cristiana. Fu quel discorso a farmi amare Gesù”.
Quindici anni fa, in una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio del tempo, Don Oreste Benzi scriveva: “Da quando l’uomo esiste, la terra non ha mai cessato di bere il sangue umano. Gli uomini hanno sempre organizzato la guerra. E’ arrivata l’ora di organizzare la pace”.
Certo, questa pace ha un prezzo alto: nasce soltanto dalla fatica quotidiana, umile e instancabile, che cerca di superare l’egoismo. E’ l’egoismo che spezza la trama delle relazioni e coltiva i segni di ogni possibile guerra. Volere questa pace significa essere disposti a tutto, anche a “spezzare” se stessi, perché ciò che è giusto avvenga, ciò che è bene si compia, dentro e fuori di noi.
Questa è la pace che non può comprendere chi semina la discordia, non può accogliere chi ama la violenza, non può costruire chi non rispetta la giustizia, non può impiantare chi non si lascia guarire dall’odio che lo tormenta.
Questa è la pace che non ci lascia mai in pace.
Rimini, Piazza Cavour, 2 giugno 2016
+ Francesco Lambiasi