In occasione del primo giorno di scuola, com’è ormai tradizione, il Vescovo di Rimini ha scritto una Lettera indirizzata a tutti gli studenti di scuola secondaria di secondo grado.
Stampata in 5.000 copie, con tanto di timbro della Diocesi e firma del Pastore della Chiesa riminese, la Lettera è stata consegnata a mano dal Vescovo Francesco ad alcuni studenti ieri mattina, poco prima dell’inizio delle lezioni, davanti all’ingresso del Liceo Classico “G. Cesare”, a Rimini.
Il Vescovo si è presentato ai ragazzi, sotto la pioggia battente, facendo loro gli auguri per il nuovo anno scolastico e a chi era interessato consegnava la Lettera.
Un inatteso quanto significativo fuori programma ha visto protagonista la preside dell’Istituto prof.ssa Cinzia Bucherini la quale – preso atto della presenza del vescovo fuori dall’Istituto – ha invitato mons. Francesco Lambiasi ad entrare per porgere un saluto ai ragazzi delle classi prime del Liceo Classico raccolti in Aula Magna. Il vescovo ha così parlato davanti a circa 120 studenti di IV Ginnasio, li ha salutati cordialmente ed ha consegnato a ciascuno di loro la Lettera.
Diversi ragazzi hanno chiesto più copie della Lettera per poterla consegnare ad amici e compagni di scuola.
Il testo della lettera:
Carissimi,
vi raggiungo all’inizio di questo anno scolastico per rinnovarvi la mia amicizia e il mio grande affetto. Credetemi: mi sta molto a cuore la vostra umanità. Ad ogni occasione di incontro, incrocio i vostri occhi, per leggervi le domande più grandi, quelle che a volte temete di rivolgere, perché sapete che non possono essere catturate in formulette bell’e fatte. E proprio per entrare in sintonia con la ricerca di senso che coltivate nel vostro animo ho deciso di dedicare a voi la lettera pastorale che a breve manderò a tutta la diocesi, dal titolo: Giovani, dove sta la felicità?. Aiutatemi a rispondere! Voi, spesso descritti come disincantati, cinici, delusi, pragmatici, ma che, ad ogni incontro, io ritrovo sempre più puliti, più sani, più assetati di felicità, e anche più liberi e più veri di quanto i pregiudizi diffusi vorrebbero far credere.
E’ questa sete, questa libertà di volare alto che spero vi accompagni nei giorni di scuola, perché attraverso lo studio possiate vivere l’avventura della scoperta del proprio io, della ricerca del “perché” e del “per chi” della vita, dell’amore, del sacrificio, del sogno di una felicità piena e possibile. Troppo spesso, nelle cronache giornalistiche, la scuola si trova associata a parole come crisi, tagli, proteste, supermarket delle nozioni. Sono problemi seri, eppure, nonostante tutto, la passione di tanti bravi insegnanti coniugata al vostro desiderio di conoscenza fa degli anni trascorsi sui banchi un’esperienza unica, decisiva.
Anche quest’anno vi trovate di nuovo ai nastri di partenza e, come per gli atleti, provate sentimenti contrastanti: l’entusiasmo di rimettersi in gioco, la gioia di riabbracciare i compagni, il desiderio di vivere un anno di scoperte appassionanti, ma anche la malinconia per l’estate finita, le paure per gli ostacoli da affrontare, il timore di non essere all’altezza, il terrore di sprecare un anno della vostra giovinezza. Un groviglio di emozioni che so difficili da gestire, ma che sono il bello della vostra età e, permettetemi, motivo di nostalgia per noi adulti.
Prendo a prestito la trama di un libro che mi ha appassionato – Bianca come il latte, rossa come il sangue, di Alessandro D’Avenia, giovanissimo professore di liceo – per dirvi che, come accade al protagonista, uno studente di nome Leo, vorrei che ciascuno di voi potesse incontrare insegnanti con la capacità e la grinta di cercare la verità, di aprirvi al Mistero, di segnalare percorsi di solidarietà, di aiutarvi ad abitare il mondo. Leo ama le chiacchiere con gli amici, le scorribande in scooter, negli orecchi sempre la musica. Per lui i professori sono una “specie protetta che spera si estingua definitivamente”, ma un giorno entra nella sua vita un prof a cui si illuminano gli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a dare gambe al proprio sogno. In questi anni a Rimini ne ho incontrati tanti di questi insegnanti: donne e uomini “umani” che hanno scoperto il segreto della vita e vogliono condividerlo con giovani intelligenti e liberi come voi.
Vi auguro di poter godere di tutto il bene che nella scuola già c’è e di aiutare, con la vostra tenacia, gli adulti che hanno il potere di cambiare le cose a farlo per davvero. La scuola deve e può cambiare in meglio: chiedetelo a gran voce e mettetecela tutta per non far mancare il vostro impegno.
Vi auguro di assaporare il gusto della conoscenza, di riempire il vostro zaino della bellezza della poesia, della perfezione della matematica, della sapienza della storia. Ogni materia sia uno strumento per crescere in umanità, uno stimolo forte per fare grande la vita.
Vi auguro che ogni compagno di scuola, con cui, una volta ritornati a casa vi ritrovate su internet, sia un vero amico con cui condividere il cammino.
Vi saluto con stima e simpatia: buon anno scolastico!
Rimini, 19 settembre 2011 Francesco Lambiasi