Omelia del Vescovo per la Messa dei Popoli
Cercatori di Dio: questo, di sicuro, sono stati i Magi. Forse erano tre e di tre colori diversi: uno bianco, uno giallo, uno nero, ma non è sicuro. Forse erano re, ma non è sicuro. Forse erano maghi o astrologi, ma nemmeno questo è sicuro. E’ sicuro invece che hanno cercato Dio e lo hanno trovato. E questo è il loro “vangelo”: Dio si lascia sempre trovare da chi lo cerca con cuore sincero. E’ per questo che oggi riconosciamo loro il diritto di parola e ci mettiamo al loro ascolto.
- La passione della ricerca
Noi non siamo fatti per vivere una vita terra terra. Perché siamo impastati di polvere, ma a nostra è polvere di stelle. Tutti veniamo al mondo con un infinito desiderio di Infinito, con una sete ardente e mai sazia di una felicità perfetta, incontaminata, appagante. E’ una sete che nasce con il primo vagito e si spegne con l’ultimo respiro. Siamo assetati di felicità, eppure facciamo esperienza di fragilità. Non siamo eterni in questo mondo, ma di passaggio. Non siamo onnipotenti, ma deboli e limitati. Vorremmo essere buoni, retti e corretti, ma spesso facciamo il male che non vogliamo, e non facciamo il bene che vogliamo. Aneliamo alla luce sfolgorante della verità, e tante volte inciampiamo nella nebbia del dubbio o anneghiamo nel buio della confusione. Ci sentiamo calamitati dalla bellezza, e ci ritroviamo a subire le aggressioni sfrontate del volgare e perfino dell’orrido. Abbiamo bisogno di pace e di comunione più del pane, e ci capita di sentirci soli, amari e smarriti.
Sembra che alla radice di ogni esistenza sia nascosta una domanda di senso e di speranza, e nel profondo di questa domanda ci sia un qualcosa che ci orienta verso il Mistero: Dio, chi sei? Dove sei? Come possiamo vedere il tuo volto? I Magi non hanno avuto paura di lasciarsi percuotere da queste domande. Non si sono rassegnati a vivere alla giornata, accontentandosi di piccoli futuri e di qualche raro piacere. Si sono messi in ricerca, hanno visto la stella e si sono messi in cammino. Ecco il primo messaggio che ci viene recapitato dai Magi: una stella, Dio, non la nega a nessuno. Ma come sarà stata la stella che essi hanno visto? Più che rimandare a particolari fenomeni astrofisici, la stella del vangelo ha un preciso valore simbolico: allude alla nascita del re-messia (cfr Nm 24,17). Si tratta di una “stella teologica”: perciò, più che cercarla nelle mappe del cielo, va intercettata nelle pagine della Bibbia.
- Tre stelle per trovare il Tesoro
Anche per noi Dio accende una stella, anzi tre: una sopra di noi, una davanti a noi, una dentro di noi.
La stella sopra di noi è quel “grande angolare” che è il cielo, che il padre del razionalismo illuminista definiva come “il cielo stellato sopra di me” (Kant). L’osservazione del firmamento ha il potere di portare la nostra mente al suo limite estremo: ci dà le vertigini. La sola Via Lattea contiene non meno di cento miliardi di stelle, e pensare che i nostri telescopi più potenti possono osservare ben dieci di miliardi di galassie simili alla nostra! La stella più remota che si conosca dista da noi quattordici miliardi di anni luce e, per farci un’idea di cosa questo significhi, basti pensare che il sole – che è lontano dalla terra quasi 150 milioni di km – impiega poco più di otto minuti per far giungere a noi i suoi raggi di luce. C’è da domandarsi: chi fa sì che miliardi di miliardi di corpi celesti non precipitino a ogni istante nel caos, ma anzi ruotino con un’armonia così perfetta? Come non pensare a una Intelligenza ordinatrice al di sopra del cosmo? Nessuno, vedendo nel mondo tante migliaia di aerei partire e arrivare ogni giorno a ore precise, solcare contemporaneamente i cieli senza scontrarsi, penserebbe che tutto ciò possa avvenire a caso, senza che nessuno abbia programmato prima un orario, abbia stabilito un piano con delle rotte e delle regole precise.
Un’altra stella Dio l’accende davanti a noi, sul nostro cammino: è la sua parola. “Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”. Dio non è un presente… assente. Ha rotto il silenzio e ha parlato. Ecco un fascio di citazioni sul grande dono della parola di Dio, contenuta nelle sante Scritture: “Come neppure la notte può cancellare le stelle del cielo, così la malvagità degli uomini non può soffocare le menti fisse all’incrollabile firmamento delle sacre Scritture” (s. Agostino). “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo” (s. Girolamo). Nella “sacra Scrittura sentiamo pulsare il cuore stesso di Dio” (s. Tommaso). “Come una mamma si china sulla culla per vedere il suo bambino, così il cristiano si accosta alla Bibbia per incontrarvi il Figlio di Dio” (Lutero).
La terza stella Dio l’accende dentro di noi: è la coscienza. E’ una sorta di antenna ricetrasmittente: capta la parola di Dio e alla sua luce ci fa discernere qual è il disegno del Signore sulla nostra vita. La coscienza non è una macchina per “sfornare” decisioni, ma quel tabernacolo dove Dio fa arrivare l’eco della sua voce e il raggio della sua verità sull’orientamento da dare alla nostra vita, perché sia veramente e pienamente umana. “Non uscire fuori di te – scriveva s. Agostino – rientra in te stesso, e se trovi che la tua natura è precaria e mutevole, supera te stesso”. I Magi ci insegnano che non basta esplorare il cielo sopra di noi, ma occorre anche scrutare la legge morale dentro di noi.
- Una Con-Missione per il Vangelo
I Magi venivano da lontano: non appartenevano al popolo eletto, ma a differenza dei membri e dei capi di Israele, hanno riconosciuto Dio in quel piccolo Bambino. Hanno trovato il Tesoro. Nel bambino di Maria hanno scoperto la stella per dare senso e gusto, sapore e direzione alla loro vita. E hanno provato una grandissima gioia.
E’ giusto e molto bello che oggi noi celebriamo la Messa dei Popoli. Ma questa Messa non sarebbe vera, se non dedicassimo almeno due brevi pensieri ai nostri fratelli e sorelle immigrati. Purtroppo, nei loro confronti, la tendenza diffusa nella società italiana ed europea non è per l’accoglienza, ma per la nostra difesa e per il loro rifiuto. Parlando a noi vescovi italiani il Papa ci ha detto che “la scialuppa che si deve calare è l’abbraccio accogliente ai migranti: fuggono dall’intolleranza, dalla persecuzione, dalla mancanza di futuro. Nessuno volga lo sguardo altrove”. Come non condividere questo forte richiamo?! Anche la nostra Chiesa riminese è chiamata a promuovere soprattutto con i fatti una cultura e un costume di accoglienza. e di condivisione, per dire no all’esclusione, alla sopraffazione, al razzismo, ma anche no alla semplice assistenza. A volte sento invocare il buon senso: Non possiamo accogliere tutti, fissiamo dei tetti e chi risulta in soprannumero torni a casa. Noi cristiani invece invochiamo il vangelo: “Ero straniero e voi mi avete (o non) mi avete accolto”. Noi dunque diciamo no alla cultura dello scarto e del rifiuto, prima ancora che per il fatto di non essere cristiana, semplicemente per la ragione che quella cultura non è affatto umana. Qualche volta mi viene da pensare che i nostri padri nella fede forse non avevano questi problemi: beati loro! E invece sentite cosa scriveva sant’Ambrogio, qualche decennio dopo il nostro san Gaudenzo: “Quelli che escludono i forestieri dalla città non meritano certo approvazione. Noi non sopportiamo che i cani siano digiuni mentre noi mangiamo, e poi scacciamo gli uomini?!”.
Un ultimo pensiero lo vorrei dedicare alla nostra missione straordinaria. Molti di voi vengono dai paesi di missione. Un tempo i nostri padri sono venuti da voi per evangelizzarvi. Ora siete voi che venite qui da noi. E trovate tanti cristiani di nome, ma che vivono come se non fossero mai stati battezzati. E tanti altri cristiani dicono di aver incontrato Gesù, ma vanno in giro con una faccia da funerale. Per questo abbiamo pensato ad una missione straordinaria, che a Dio piacendo verrà attuata il prossimo anno pastorale. Perciò vi chiedo nel nome del Signore: quanti di voi hanno riscoperto la bellezza del vangelo e vivono la gioia della fede, ci aiutino a far riscoprire la Stella a tanti altri fratelli, che vivono una vita al buio della fede. Allora tutti insieme, noi e voi in Con-Missione, come i Magi, proveremo quella “grandissima gioia” che è la gioia di annunciare il Vangelo. Perché “con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”.
Rimini, Basilica Cattedrale, 6 gennaio 2015
+ Francesco Lambiasi