Omelia tenuta dal Vescovo nel corso della s. Messa per le Aggregazioni Laicali
Fu un avvenimento inaudito e scandaloso. Fu un imprevedibile e sconcertante ‘fattaccio’ di cronaca nera, secondo la mentalità dei benpensanti del tempo: scribi, farisei e alto clero di Gerusalemme. E pensare che giusto qualche ora prima- seguendo il racconto dell’evangelista Luca – il Rabbi nazareno era stato acclamato dalla folla osannante della città santa come il Messia promesso e atteso per l’avvento del regno di Dio. Gesù aveva appena messo i piedi nell’atrio dei gentili, che di scatto si abbatté come un ciclone furioso e travolgente addosso a mercanti e cambiavalute, e con una fiammata di incontenibile sdegno li scacciò dal tempio, lasciando allibiti sacerdoti e capi del popolo. La casa di Dio era stata scambiata per un indegno mercato, il tempio era stato oscenamente imbrattato ed era diventato un ignobile covo di ladri! Come poteva Gesù rimanere indifferente di fronte a tanto scempio?
1. Di quel gesto incredibile sono state date due interpretazioni, una che potremmo chiamare ‘devota’, e l’altra ‘zelota’. Secondo la prima, si sarebbe trattato di una purificazione del tempio: come gli antichi profeti, Gesù avrebbe compiuto un gesto di violenta denuncia di abusi intollerabili e si sarebbe scagliato contro quella sacrilega profanazione che aveva ridotto il tempio a un indecente centro commerciale. Bisogna però ricordare che in fondo la presenza di venditori e di cambiavalute non solo non era illegale – oltretutto il mercato si svolgeva nell’atrio dei pagani – ma era anzi necessaria per offrire sacrifici e cambiare le monete straniere, ritenute impure, in monete ebraiche. Di fatto Gesù non se la prende direttamente con il traffico del tempio, fonte di lauti guadagni per il sommo sacerdote e le grandi famiglie sacerdotali che si spartivano il controllo delle finanze.
Secondo l’altra interpretazione, quella ‘zelota’, il gesto compiuto da Gesù sarebbe stato un atto squisitamente politico: un tentativo di occupazione del tempio, contro gli invasori romani, e quindi un affronto oltraggioso all’alta aristocrazia sacerdotale, imparentata con la classe dei sadducei e connivente con il potere occupante.
In realtà si era trattato di un ‘gesto profetico’ – come i gesti compiuti dagli antichi profeti per lanciare dei messaggi particolarmente importanti – insomma era stata un’azione dimostrativa, simbolica. Più che una “purificazione” dell’area del tempio, quello che Gesù compie, annuncia l’abolizione di ogni barriera: perfino l’atrio consentito ai pagani doveva essere considerato sacro, tanto quanto lo spazio riservato agli ebrei. In fondo Gesù non vuole la restaurazione del vecchio mondo, ma l’instaurazione di un nuovo mondo religioso, senza più tabù né odiose segregazioni. Il messaggio era lampante: il sistema-tempio era ormai superato: doveva essere perciò improrogabilmente sostituito.
2. Di fatto, nei primi due secoli dell’era cristiana, tempio di Dio era considerato il corpo di Cristo, la sua Chiesa. “Santo è il tempio di Dio, che siete voi”, dirà Paolo ai cristiani di Corinto (1Cor 3,16). Quando dopo Costantino si cominceranno a costruire gli edifici sacri, questi verranno chiamati ‘chiese’, appunto perché deputati al culto e alle assemblee liturgiche delle varie comunità cristiane. Nella Lettera agli Efesini troviamo un abbozzo di teologia della Chiesa come ‘tempio spirituale’, attraverso la metafora della chiesa come edificio materiale: “Voi (cristiani) siete edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo del Signore; in lui venite anche voi edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2,19-22). Nella prima Lettera di Pietro leggiamo: “Avvicinandovi a lui (Cristo), pietra viva, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo” (1Pt 2,4-5). Il messaggio è trasparente: c’è una pietra angolare che è Cristo, e su di essa ci sono tante pietre vive che sono i battezzati. Dettagliando ulteriormente l’immagine, si potrebbe dire che nella Chiesa diocesana i presbiteri sono le pietre vive che formano appunto il ‘presbiterio’, attorno alla cattedra del Vescovo; ci sono poi i religiosi che possiamo immaginare come la cripta che sorregge la cattedrale; e ci sono i cristiani laici come le pietre vive, poste una accanto all’altra, una sopra l’altra, per formare le navate e l’atrio di ingresso dell’edificio ‘spirituale’, cioè del santo edificio che è il tempio dello Spirito Santo.
3. Tre sono le caratteristiche dell’edificio spirituale della Chiesa di Cristo. Primo, siamo tutti fondati su Cristo, la pietra angolare; secondo, siamo tutti orientati verso il Padre; terzo, siamo tutti uniti dallo/nello Spirito Santo. Passiamo a declinare questi messaggi, uno ad uno.
Primo, tutte le pietre dell’edificio sono fondate su Cristo. Cristo è tutto per noi: è il nostro re e Signore, è l’unico Maestro e il Salvatore di tutti, è la pietra di basamento della Chiesa e sua testata d’angolo. Quanti progetti vengono continuamente sfornati per il miglioramento del mondo; ma il mondo ha bisogno di una cosa, da cui dipende tutto il resto: di essere liberato dal peccato, dalla menzogna, dall’egoismo, dalla corruzione, dalla violenza. Tocca a voi laici diminuire il peso del peccato nel mondo, lottando per una politica più umana, per una informazione più onesta, per una economia più condivisa e solidale, per una giustizia più vera, per una scuola più libera, per una cultura più rispettosa della dignità dell’uomo.
Secondo, come le antiche chiese romaniche, il tempio spirituale della santa Chiesa di Dio, è orientato ad oriente, da dove viene la luce, simbolo di Dio Padre, da cui proviene ogni luce. Orientare la vita delle pietre vive, quali sono i battezzati laici verso il Padre, significa puntare sulla misura alta della vita cristiana, la santità. La santità dei laici si alimenta alla parola di Dio e ai sacramenti – come quella dei pastori e dei religiosi – ma si nutre pure di quotidiane occupazioni e preoccupazioni: famiglia, scuola, ufficio, fabbrica, negozio, palestra, traffico, quartiere, sindacato, politica… Pur essendo sostanziata di fede, speranza, carità, come ogni altra santità, possiede una fisionomia propria con virtù umane specifiche, come la competenza nella professione, la fedeltà e la tenerezza in famiglia, la lealtà e la giustizia nelle relazioni sociali, l’obbedienza verso i pastori della Chiesa e la corresponsabilità nella vita ecclesiale.
Terzo, le pietre dell’edificio spirituale qual è la Chiesa di Cristo sono unite tra di loro secondo l’architettura di un disegno armonioso, in modo da essere ognuna la pietra giusta al posto giusto, e tutte ben squadrate e levigate, standosene buone, in pace, ben unite tra di loro, sopportandosi’ le une e le altre (cioè, alla lettera, ‘supportando’ ognuna il peso delle altre), sostenendo volentieri quelle che ti stanno sopra, come le pietre che stanno sotto ‘supportano’ te. E’ lo Spirito Santo il grande architetto e insieme il cemento che tiene unite tutte le pietre in modo che tutto l’edificio sia ben saldo, armonioso, insomma solido, accogliente, bello, luminoso, attraente.
Tutto ciò che facciamo entra in questa comunione: la predicazione dei pastori, la preghiera dei monaci, ma anche la vostra vita, cari fratelli e sorelle laici: il lavoro delle madri e dei padri di famiglia, la creazione degli artisti, la ricerca degli scienziati, l’attenzione degli educatori, la premura dei medici, il servizio dei volontari, la saggezza dei politici… Tutti possono dare, tutti possono ricevere; tutti sono preziosi, anche gli emarginati, i malati, gli anziani.
4. In questa spiritualità di comunione, permettetemi di incoraggiarvi a spendervi per una motivata e convinta convergenza sulla pastorale integrata. Credo che sarebbe un lavoro prezioso se la Consulta delle vostre Aggregazioni, in ciascuna parrocchia, zona, unità pastorale, facesse il censimento delle aggregazioni laicali presenti, e ciascuna aggregazione incoraggiasse le persone che in esse si riconoscono a camminare insieme e a mettersi in collegamento con i sacerdoti di quella zona, per una azione chiaramente connotata dal proprio carisma, ma coordinata e condivisa sul rispettivo territorio. Credo che questo sarebbe un contributo decisivo al fine di quella nuova evangelizzazione a cui il Papa continua a richiamare e a sollecitare tutta la Chiesa e sulla quale il Vescovo ha indirizzato la Lettera Pastorale di questo anno, “Noi non possiamo tacere“.
Per concludere, vorrei ritornare alla suggestiva immagine del tempio spirituale e delle pietre vive. Mi servo di questa preghiera:
“Quale sarà il mio posto nella tua casa, Signore? Lo so: non mi farai fare brutta figura, non mi farai sentire creatura che non serve a niente, perché tu sei fatto così: quando ti serve una pietra per la costruzione, prendi il primo ciottolo che incontri, lo guardi con tenerezza e lo rendi la pietra di cui hai bisogno: ora splendente come un diamante, ora opaca e ferma come una roccia, ma sempre adatta al tuo scopo. Cosa farai di questo ciottolo che sono io, di questo piccolo sasso che tu hai creato e che lavori ogni giorno con la potenza della tua pazienza, con la forza invincibile del tuo amore trasfigurante? Tu farai cose inaspettate, gloriose. Getti le cianfrusaglie, ti metti a cesellare la mia vita. Se mi metti sotto un pavimento che nessuno vede, ma che sostiene lo splendore dello zaffiro, o in cima ad una cupola che tutti guardano e ne sono abbagliati, ha poca importanza. Importante è trovarmi ogni giorno là dove tu mi metti, senza ritardi. Ed io, per quanto pietra, sento di avere una voce: voglio gridarti, o Dio, la mia felicità di trovarmi nelle tue mani malleabile, per renderti servizio, per essere tempio della tua gloria” (card. Ballestrero).
Basilica Cattedrale, 23 novembre 2012 –
+ Francesco Lambiasi