Grazie a tutti di essere qui e grazie a mons Domenico Beneventi, vescovo di San Marino-Montefeltro.
Siamo nel cuore della nostra città, il cuore civile e artistico – il Comune e il Teatro Galli – dopo essere partiti dalla Basilica Cattedrale che è il cuore della nostra chiesa riminese.
Riprendendo una riflessione già proposta in occasione della festa di San Gaudenzo, in cui invitavo tutti all’unità e alla preghiera, non posso non notare come stiamo attraversando un periodo non facile della storia, perché le tensioni in Russia e Ucraina coinvolgono di fatto tutto il mondo e anche le enormi difficoltà in Terra Santa sconvolgono tutti. Sappiamo inoltre che anche tra noi, in Italia, nella nostra Diocesi stiamo attraversando cambiamenti belli e sfidanti ma anche altri molto meno belli.
La società sta cambiando, stanno arrivando – e sono già arrivati – tante sorelle e fratelli da altre parti del pianeta, contemporaneamente i dati Istat sulla povertà indicano come in Italia circa 8,7% famiglie cioè 5,7 milioni di italiani vivono in situazione di povertà assoluta senza riuscire ad accedere ai servizi fondamentali per una vita dignitosa. Tra questi fratelli in difficoltà ci sono 1,3 milioni di minorenni.
Per non dire di difficoltà di altro ordine: lavorativo, affettivo, spirituale.
Si respira dunque un’aria di fatica, tante volte di tensioni che poi dividono persone, famiglie, quartieri, città, nazioni. Il maligno in tutto ciò fa la sua parte, lui che biblicamente è il grande divisore e ne vediamo quotidianamente la sua azione malvagia.
Tuttavia sono qui a dirvi che non dobbiamo spaventarci perché il Signore è con noi. Lo abbiamo portato con noi questa sera sulle nostre strade, e anche quando la tempesta infuria – come abbiamo cantato – Lui è sulla nostra barca. Da credenti dobbiamo essere un segno di speranza e dare sicurezza a tutti che la storia e la vita delle persone, di ogni persona, sono nelle mani di Dio.
In questo benevolo disegno, siamo tutti invitati a fare la nostra parte. A questo proposito mi permetto di dire che in questo tempo siamo tutti chiamati a vivere una più intensa vita cristiana. Se il vento soffia forte noi dobbiamo essere più radicati. Uno dei doni e delle bellezze di Rimini e di tutto il litorale romagnolo è la sabbia ma in questo caso abbiamo bisogno della roccia, che è il Signore e la sua parola e diventa roccia quando la mettiamo in pratica. Essere dunque più radicati in Gesù, essere una sola con Gesù, fondarci sulla forza dello Spirito Santo.
Quando si parla del periodo più intenso della vita cristiana durante l’anno, il pensiero corre subito alla Quaresima, i 40 giorni che ci preparano alla Pasqua, in cui la Chiesa ci invita ad una ancora maggiore conversione rispetto ai tempi ordinari. Ebbene la Quaresima comincia il Mercoledì delle Ceneri quando si legge un Vangelo che resta sempre molto impresso, nel quale Gesù parla preghiera elemosina e digiuno e ci invita a praticare queste tre armi.
La preghiera, cioè il rapporto personale con Dio; il digiuno, il rapporto sano con noi stessi, che ogni tanto sappiamo rinunciare al male e alle cose superflue; e che può diventare elemosina, cioè attenzione agli altri, specialmente a chi è più povero, a chi è in difficoltà.
Invito dunque a vivere questo momento storico come se fosse una Quaresima, e che ci veda veramente impegnati: dopo la Quaresima, infatti, arriva il triduo pasquale che comprende la morte di Gesù ma anche e soprattutto la sua risurrezione.
Sono convinto che presto arriverà la risurrezione, arriverà la pace perché il Signore è con noi, com’è stato con noi in questo percorso che stasera ci ha condotto dalla Cattedrale a piazza Cavour. E presto verrà la pace, per noi, per le nostre famiglie, per la città, per il mondo intero.
Grazie a tutti e buon ritorno alle vostre case.
+ Nicolò Anselmi