Omelia del Vescovo in occasione del 10° anniversario della morte del Servo di Dio, Don Luigi Giussani
1. “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto” (Mt 7,7). La preghiera è l’ingrediente di base del digiuno quaresimale. E la sua efficacia è determinata da due condizioni imprescindibili: la bontà paterna e tenerissima di Dio, da una parte e, dall’altra, la fede ostinata e tenace del discepolo. Il crescendo degli imperativi – chiedete, cercate, bussate – disegna un tracciato che si snoda nella fiducia del chiedere, nella pazienza del cercare, nell’attesa del bussare. Ma la preghiera non è una petulante e quasi compulsiva pressione su Dio, per estorcergli ciò che da lui, con ottusa arroganza, pensiamo di poter pretendere. E’ piuttosto l’atteggiamento dei figli ai quali Gesù ordina una insistenza ardita al di là di ogni resistenza, e richiede un’audacia “incosciente” oltre ogni più sfibrante attesa. I figli sanno che Dio è il Padre-Abbà, sanno che l’Abbà è colui che dà, e sanno pure cosa questo tenerissimo Abbà vuole darci e effettivamente ci dà, senza alcuna ombra di rimpianto, senza nessuna minaccia di ricatto.
Ma se Dio non è un bancomat e la preghiera non è un gesto meccanico compiuto davanti a un distributore automatico, allora noi chiediamo non per forzare la sua mano, ma per aprire il nostro povero cuore alla pioggia torrenziale dei suoi incalcolabili doni e ai suoi incomprensibili ma pur sempre benevoli disegni. E proviamo la passione della ricerca, lo stupore della scoperta, la commozione della porta spalancata, e finalmente il calore dell’abbraccio, la sorpresa della gioia. Una gioia pigiata, scossa, straripante.
Chiedere, cercare, bussare: soffermiamoci sul binomio centrale di questi tre imperativi e delle rispettive irrefutabili promesse: “cercare-trovare“. Si tratta di un intrigante circolo virtuoso, per cui “si cerca perché sia più dolce il trovare e si trova perché sia più intenso il cercare”, come affermava sant’Agostino. Dunque l’incontro con la verità cristiana non coincide con una smobilitazione del pensiero, ma diventa un pellegrinaggio del cuore compiuto nella storia e orientato verso una pienezza finale che il tempo, nella sua mutabilità, non può ospitare. L’uomo infatti è costitutivamente un essere “squilibrato”, è un animale sbilanciato verso l’Assoluto, della cui presenza avverte una insopprimibile, struggente nostalgia.
2. Sono sicuro, sorelle, fratelli e amici di CL, che sentite vibrare il vostro cuore nell’ascoltare parole come desiderio, passione, nostalgia, ricerca, stupore, commozione, abbraccio. Sono parole che appartengono al vocabolario di don Giussani, da lui declinate con coerente fedeltà al lessico di base della tradizione cristiana, e insieme modulate con originale novità di accento, di contenuto, di esperienza, di creativa, attraente proposta.
Ecco tre testimonianze al riguardo. Sono altrettante perle tirate fuori da quello scrigno prezioso che è la vostra bella mostra per i 10 anni dalla morte del servo di Dio, Don Luigi Giussani.
La prima è dello stesso Don Giuss:
Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore
dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo.
L’immagine è una pennellata efficace e parla da sé, ma me ne fa venire in mente un’altra, a firma di Kierkegaard, che parlava del cuore dell’uomo come di “un crepaccio assetato d’Infinito”. Ma qui Don Giuss ha l’ardire di andare oltre e di affermare che anche Cristo è mendicante del cuore dell’uomo. E’ vero. Cristo è venuto in mezzo a noi a mendicare il nostro amore. La grecità classica sosteneva che, se un dio dovesse venire quaggiù da noi, verrebbe a ricevere onori e a mietere trionfi. Non si metterebbe certo né a cercare amore né a mendicare gloria, fama e potere. Alla divinità non conviene il cercare. Solo l’uomo cerca perché ha trovato qualche frammento, e però ha bisogno ancora di cercare, perché non potrà mai arrivare a trovare il tutto. L’animale di per sé non cerca, perché propriamente non ha trovato nulla: in effetti agisce all’insegna del principio “stimolo-risposta” di tipo deterministico. Ma neanche un dio – sempre secondo il pensiero classico – dovrebbe cercare, perché avrebbe già trovato tutto. E invece qui don Giuss dice che neppure il Figlio di Dio può stare senza cercare, perché non può fare a meno di provare anche lui la consolante esperienza di essere abbracciato e di ricevere amore. Neanche lui può stare senza bussare alla porta del nostro cuore. In effetti il Cristo dell’Apocalisse dice di sé: “Ecco, io sto alla porta e busso”, proprio come bussa un mendicante, ma con il sorprendente commento di papa Francesco: Gesù è un mendicante il quale bussa all’interno del cuore dei credenti per uscire e andare a mendicare l’amore di quanti stanno fuori, vicini o lontani che siano da noi.
La seconda testimonianza è dell’allora cardinale Ratzinger, il giorno del funerale di don Giussani, ed è anch’essa modulata sul filo del binomio cercare-trovare:
Don Giussani era cresciuto in una casa – come disse lui stesso – povera di pane, ma ricca di musica, e così sin dall’inizio era toccato, anzi ferito, dal desiderio della bellezza; non si accontentava di una bellezza qualunque, di una bellezza banale: cercava la Bellezza stessa, la Bellezza infinita; così ha trovato Cristo, e in Cristo ha trovato la vera bellezza, la strada della vita, la vera gioia.
La terza testimonianza è dell’allora card. Bergoglio, il quale, in occasione della sua presentazione di un libro di don Giussani (Perché la Chiesa) affermò di essere lieto di farlo per due ragioni:
La prima, più personale, è il bene che negli ultimi decenni ha fatto a me, come sacerdote e come uomo, attraverso la lettura dei suoi libri e dei suoi articoli. Ma vorrei dire qualcosa di più: Giussani mi ha cambiato la mente, mi ha dato una ermeneutica riguardo alla vita e alla fede. Mi ha fatto del bene come cristiano e come uomo. La seconda ragione è che sono convinto che il suo pensiero è profondamente umano, pertinente all’uomo, e giunge fino al più intimo anelito dell’uomo.
Ed è ancora da papa Francesco che riprendo le parole da lui dette a voi, nel congresso dei movimenti ecclesiali, lo scorso anno:
Mantenete la freschezza del carisma. Rinnovando sempre il primo amore. Sempre sulla strada, sempre in movimento, sempre aperti alle sorprese di Dio.
Fratelli e sorelle di CL, dissodate il terreno, seminate, fiorite, fruttificate, potate e lasciatevi potare dal Signore per portare più frutto, rallegratevi del bene che il misterioso Mendicante opera in voi e attraverso di voi, rendete grazie, festeggiate!
– Rimini, Basilica Cattedrale, 26 febbraio 2015 –
+ Francesco Lambiasi