Carissimi,
l’inizio di un nuovo anno scolastico porta sempre con sé grandi attese, cui si accompagna non raramente qualche timore, misto a curiosità e incertezza. Quello che si apre è un nuovo tratto di vita importante; di certo anche faticoso, ma straordinariamente ricco di opportunità e di stimoli che vi auguro di accogliere e vivere al meglio.
Mentre sento gli echi del dibattito pubblico sulle novità che si annunciano e sui problemi ancora irrisolti, penso soprattutto a voi, che ogni giorno affollate le aule in cerca di parole che non vi riempiano solo la mente, ma anche il cuore, facendovi cogliere qualcosa di più di voi stessi, delle persone che vi sono accanto e del mondo che vi circonda. Ne avete tutto il diritto: siate esigenti con voi stessi e con gli altri, vincendo la tentazione dello slalom tra le responsabilità e la fatica di pensare. E non permettete a nessuno di sottovalutare la vostra sete di verità e di bellezza. L’ho riscontrata io stesso negli incontri avuti con tanti di voi quest’anno.
La scuola è il regno delle più grandi aspettative e, per questo, talvolta, anche delle più cocenti delusioni. Quando ciò accade, la ragione è che si è smarrito il senso di cosa sia veramente essenziale. La prima vera risorsa della nostra scuola sono le persone; siete voi gli autentici protagonisti della vostra crescita e di una cultura degna di questo nome. Non abbiate paura a coinvolgervi profondamente in questa avventura, con generosità e spirito critico, curiosità e rigore. Pronti a evitare le trappole dell’individualismo e dell’eccessiva competizione. Nelle cose che più contano, avete molto da ricevere, ma anche molte lezioni da dare.
Da vario tempo ormai la scuola e l’università sono al centro di discussioni e provvedimenti di vario genere. Strette fra mille contraddizioni e costrette a misurarsi con limiti interni ed esterni, anche queste istituzioni fondamentali rischiano di perdere il cuore stesso del loro esistere: l’educazione della persona, la sua maturazione intellettuale e morale, civica e solidale. Quanti hanno rinunciato, magari nascondendosi dietro a discutibili teorie, al loro compito educativo! Specchio della fragilità di una certa generazione adulta, la scuola non può e non deve rinunciare a misurarsi con la trasmissione di un patrimonio di valori condivisi: quelli che hanno reso così grande la nostra tradizione e nobile il nostro spirito. Sarebbe, per tutti noi, una perdita di verità e di libertà che non possiamo assolutamente permetterci.
Cari Insegnanti, il mio pensiero va anche a ciascuno di voi e a tutti coloro che lavorano nel mondo della scuola, mettendo al servizio degli altri la propria professionalità e competenza. Con ammirazione e gratitudine vi auguro di vivere il nuovo anno scolastico con serenità e soddisfazione: quella che deriva dalla coscienza che formare l’uomo è il più straordinario e affascinante dei compiti.
Sento il desiderio di far giungere a tutti il mio augurio e la mia benedizione. Per questo, sarò lieto di consegnare personalmente ad alcuni di voi queste mie parole, affinché per loro tramite ogni persona che opera nella scuola possa vedere nel Vescovo e nell’intera Chiesa di Rimini dei sicuri alleati nel cammino della propria educazione e della crescita comune.
Rimini, 15 settembre 2008