Cari amici di CL,
Vi dico la verità: sarei venuto a occhi chiusi insieme a voi in pellegrinaggio al nostro santuario diocesano della Madonna di Bonora, se un impegno indifferibile non me lo avesse impedito. Permettetemi di ridirvelo: ci sarei venuto molto volentieri per condividere con voi le sacrosante ragioni che motivano un segno chiaro e coinvolgente come il vostro, un evento che, di suo, è intriso di umana pietà, di fede mite e coraggiosa, di forte, audace speranza.
La prima ragione è che questo pellegrinaggio dice a tutti che voi conoscete bene la differenza che c’è tra il vagabondo e il pellegrino. Il vagabondo passa da una esperienza all’altra senza alcun orientamento, perché è partito senza un sogno e continua a vagare qua e là senza una meta. Il pellegrino invece ha operato una scelta chiara e ardita, ha impresso una direzione precisa al proprio cammino: cerca un senso per cui spendere la vita, e crede che la sua ricerca coincida perfettamente con la ricerca di Dio. Lo sappiamo: noi credenti in Gesù e nella sua Chiesa non siamo più bravi degli altri, ma siamo più ricchi. Non certo per nostro merito, ma siamo ricchi di un desiderio mai interamente placato. Ricchi di un Mistero che si lascia sempre incontrare da chi lo cerca con cuore sincero. Ricchi di una attrattiva che spinge ad andare più in là, sempre più in là, fino a cadere tra le braccia di un Padre che può tutto, ma non può stare solo, senza anche uno soltanto dei suoi figli.
La seconda ragione, che mi fa provare un’acuta nostalgia di non poter camminare oggi con voi, è il fatto che il vostro pellegrinaggio mariano lo colorate quest’anno con una preghiera accorata per le decine di migliaia di cristiani perseguitati in Iraq, in Nigeria e in molti, troppi altri paesi.
Con questo pellegrinaggio voi ci dite la vostra fede nel Dio della pace, un Padre che non può essere compreso da chi semina la discordia tra i suoi figli, non può essere accolto da chi ama la violenza contro i propri fratelli. Voi ci dite che nessuna guerra può essere santa, nessuna fede può giustificare la barbarie. Ci dite ancora che ogni credente – che non voglia rimanere insensibile alla eroica testimonianza di tanti cristiani, perseguitati solo perché colpevoli di voler restare tali – deve lasciarsi svegliare dal letargo di una fede insipida e intorpidita.
Cari amici, sentitevi accolti dalla nostra Chiesa e pregate santa Maria per noi cristiani di Rimini, perché la scossa del vostro pellegrinaggio non ci trovi apatici e menefreghisti di fronte al mare di sofferenza di tanti nostri fratelli che pagano a prezzo di sangue la loro tenace fedeltà al vangelo.
Gradite un saluto affettuoso e accogliete una benedizione colma di gratitudine e carica di sincera, ammirata simpatia
Rimini, 15 agosto 2014
+ Francesco Lambiasi
Vescovo di Rimini