La Veglia degli Innamorati ormai è diventata una tradizione nella Diocesi di Rimini. Quest’anno, però, è stata organizzata con una novità. Non più una Veglia soltanto indetta dalla Diocesi ma più Veglie diffuse sul territorio, ognuna con una propria animazione e una propria struttura.
Ne sono andate “in scena” a San Paterniano di Villa Verucchio, San Giuliano di Rimini, alla colonia Stella Maris dell’APGXXIII, all’Unità pastorale di Savignano.
A Villa Verucchio, ad esempio, la serata è iniziata con la benedizione degli innamorati, benedizione che si fonda nelle parole profonde e graffianti del libro del Cantico dei Cantici. Al centro ci sono un uomo e una donna che si desiderano, si cercano, si baciano, si amano. Al centro c’è quella creatura, la coppia, che Dio ha detto essere cosa molto buona. “È stato commovente essere presenti, in mezzo ad un ventaglio di altre coppie giovani e meno giovani, nel pieno della salute e con acciacchi più o meno evidenti, – raccontano Gabriele e Silvia – ma tutte quante con la luce che brillava negli occhi e il desiderio di rinnovare l’Amore che è in noi.” Non a caso san Giovanni afferma che “Dio è Amore”.
Nella cappella della Chiesa di S. Paterniano tutte le coppie sono state messe al centro e sono diventate protagonista della storia della salvezza per salvare tutte le storie quotidiane.
Le trenta coppie presenti sono state accompagnate nel teatro parrocchiale intitolato a Giovanni Paolo II, il santo papa che ha testimoniato una sensibilità meravigliosa per la coppia uomo-donna a partire dalla loro corporeità. Il teatro era allestito come una sala da pranzo curata e con tanti particolari: la candela, il menù a forma di cuore rosso (amore e passione), il porta tovaglioli a forma di cuore realizzati a mano, l’acqua e il vino. I tavoli preparati per la coppia erano separati per garantire l’intimità della donna e dell’uomo, ma non troppo distanti dagli altri tavoli per testimoniare la comunione con le altre coppie. “Ci ha dato l’idea della metafora del corpo umano, formato da cellule, diverse e unite per lo stesso fine. – proseguono il racconto Silvia e Gabriele – E il cibo preparato con grazia e competenza per un prodotto finale.
E poi siamo stati serviti come dei re insieme alla propria regina: ogni coppia era al centro dell’attenzione, coccolata e riverita come se si fosse davanti al Creatore. Ma che dico, «come se»? È stato proprio così! Come facciamo ad amare Dio che non vediamo se non amiamo il nostro prossimo che ci sta davanti? E quale prossimo più prossimo abbiamo se non il nostro coniuge! Il nostro coniuge è il dono per eccellenza che il Padre ci ha fatto per incontrare Lui”.
Coppie “servite” da altre coppie: anche questa è stata una preziosa testimonianza. Una manifestazione concreta che ciò che si riceve non va tenuto per se stessi ma donato e messo a servizio degli altri, affinché “anche chi è stato toccato dal Bene – concludono Silvia e Gabriele – possa a sua volta con-dividerlo, regalarlo, spargerlo con generosità”.