Questionario sulla formazione dei Presbiteri

Sintesi delle risposte dei presbiteri della Diocesi di Rimini al questionario sulla formazione permanente in vista dell’Assemblea generale straordinaria CEI su “La Vita e la Formazione Permanente dei Presbiteri”.

Premessa

I sacerdoti di Rimini si sono incontrati per Vicariati dedicando una mattinata all’esame del questionario.

Il dialogo è stato molto ricco, molte le osservazioni sulla vita sacerdotale nei suoi vari aspetti; le diversità di vedute sono state espresse con franchezza. La maggior parte degli interventi ha preso in considerazione i temi piu’ attuali del cammino della nostra chiesa di Rimini (unità pastorali, fraternità sacerdotali, pastorale integrata…) Ho tentato di sintetizzare il tutto raccogliendo gli elementi più frequenti e omogenei intorno ai seguenti punti:

1- Il coinvolgimento personale .

La formazione permanente richiede come premessa indispensabile il coinvolgimento personale del prete, la ferma decisione di prendere in mano la propria vita con perseveranza, per vivere la sequela di Cristo in modo sempre più autentico. E’ dunque importante sollecitare le motivazioni, fare appello alle risorse della persona per suscitare continuamente il desiderio di una vita realizzata come discepoli e ministri di Cristo. Si tratterà dunque di fare proposte che mirano a rendere la persona stessa protagonista della sua formazione. Nello stesso tempo occorre avere attenzione alle insidie che minano questa potenzialità: stanchezze, delusioni, pessimismo, solitudine, routine, sindrome da burn-out….

2- La centralità del presbiterio.

Il Concilio Vat II ( P.O.) e la riflessione teologica successiva recepita nei documenti del Magistero ha sottolineato l’importanza del presbiterio come luogo di appartenenza del prete. Anche la dimensione della Chiesa come mistero di comunione (L.G.) ha contribuito a guardare con rinnovato interesse al collegio presbiterale come ambito privilegiato nel quale si realizza la missione sacerdotale. In virtù dell’ordinazione sacramentale il presbitero viene configurato a Cristo Pastore, inserito nel collegio dei presbiteri riunito intorno al Vescovo. E’ questo collegio guidato dal Vescovo che continua ad esercitare la missione consegnata da Gesù agli Apostoli. La F.P. dovrà pertanto aiutare il prete a riscoprire e valorizzare continuamente questa sua radice, che lo identifica e ne sostiene la missione. In questo modo il prete riuscirà ad affrontare le fatiche e le contraddizioni del suo ministero pastorale senza sentirsi solo, evitando protagonismi eccessivi e condividendo la gioia dell’apostolato. La comunione presbiterale nella Chiesa locale vissuta come fondamento in vista della missione è decisiva per l’identità spirituale e umana del presbitero. Pertanto accanto alle già collaudate iniziative di F.P. (incontri di aggiornamento teologico-pastorale, giornate di ritiro, esercizi spirituali…) vanno proposte quelle iniziative che aiutano i preti a vivere la fraternità, la condivisione della fede, la collaborazione, la condivisione della vita.

E’ inoltre fondamentale che i presbiteri si esercitino assieme al Vescovo a vivere lo stile di una sinodalità sempre più vera, costruttiva e sincera riguardo all’ evangelizzazione e al servizio del popolo di Dio. Vanno valorizzate le assemblee di presbiterio, gli incontri di vicariato, le settimane di fraternità, i momenti di confronto e dialogo nelle zone pastorali.

3- Il Ministero e la Carità Pastorale luogo di F.P.

 Il Vat.II ha messo in evidenza come la carità pastorale è concretamente il nucleo attorno al quale si delinea e dispiega tutta l’opera del prete. Ma anche la carità pastorale necessita di un continuo discernimento e rinnovamento. La F.P. dovrà quindi realizzarsi sui quei contenuti che permettono un’adeguata carità pastorale: la lettura dei tempi e della cultura attuale, l’urgenza della Missione, la vita del presbiterio, la corresponsabilità dei laici, la sinodalità fra Vescovo-presbiteri-laici nelle scelte che riguardano la Chiesa locale, la condivisione del lavoro pastorale, il rapporto con le associazioni e i movimenti, la valorizzazione della vita religiosa e dei molti carismi.

Inoltre sembra importante sottolineare come oggi non siano le molte attività pastorali ad essere incisive quanto invece la qualità e la cura di queste stesse iniziative. Pertanto si richiede al presbitero una profondità ed una competenza sui nuclei fondamentali della nuova evangelizzazione.

4- La qualità della vita interiore.

 La vita dei preti ha subito molte trasformazioni in questi ultimi 50 anni, delle quali almeno due sono note a tutti: a) il calo numerico delle vocazioni che porta ad un carico di lavoro sempre più pesante, un’attività pastorale che occupa la giornata intera; b) il ruolo sociale del prete, non più riconosciuto come significativo e importante e perciò meno gratificante.

Proprio per questo è necessario curare una vita spirituale intensa, dove la centralità della relazione con Cristo appare come dato emergente rispetto a tutto il resto, e capace di unificare e dare slancio al cuore e alla vita del presbitero:

-a)La vita spirituale va coltivata sia come dimensione personale sia come dimensione comunitaria, vale a dire con altri sacerdoti e con la comunità dei fedeli.

  1. b) il centro di questo cammino è dato dalla Lectio Divina e dall’Eucarestia che prolunga la propria azione di Grazia nell’Ufficio Divino, ad essa strettamente congiunto.
  2. c) una vita spirituale incarnata in cui si meditano con discernimento i grandi temi della vita del prete: il celibato e le dinamiche della vita affettiva, lo stile delle relazioni con i propri fedeli, l’evangelizzazione, i drammi e le difficoltà della gente a noi affidata….
  3. d) per questo cammino è fondamentale che il prete abbia sempre qualcuno che lo accompagni : padre spirituale, fratelli nel sacerdozio, confronto personale e schietto con il Vescovo….

5- La qualità della vita.

 La F.P. deve tenere conto della vita del prete in tutti i suoi aspetti avendo grande attenzione anche alla quotidianità.

Troppo spesso la vita del prete rischia la routine, il fare ripetitivo, la frammentarietà degli impegni, il logoramento…

Il prete prima ancora di educare alla fede attraverso la pastorale che fa, educa con la sua stessa persona, per ciò che egli stesso è. Per questo è necessaria una cura alla crescita integrale della sua persona: le relazioni, gli affetti e le amicizie, l’ordine e il decoro degli ambienti, il momento della mensa e i tempi del riposo, l’attenzione alle inevitabili fragilità del suo temperamento, la cortesia e la puntualità, le buone letture e la buona musica…

6- Alcuni percorsi di formazione permanente attuali in diocesi.

 Diversi sacerdoti hanno sottolineato come importanti e significativi altri percorsi già presenti nella nostra diocesi: l’inserimento e il cammino nelle associazioni e nei movimenti, il ritrovarsi a gruppi di presbiteri per momenti di riflessione e preghiera, momenti di fraternità e vita comune all’interno dei vicariati e delle zone pastorali…