Dieci parole per una politica alta e altra
Intervento del Vescovo alla Marcia della pace
Non vorrei fare un cattivo servizio al Papa. Rischierei di sciupare il suo messaggio se mi limitassi o a riassumerlo o a parafrasarlo. Ritengo che se un vescovo si mettesse a fare il ‘megafono del Papa’, non farebbe un buon servizio non solo alla propria gente, ma neanche al Papa. Pertanto preferisco prendere lo spunto dal passaggio che più mi ha fatto vibrare: quello delle beatitudini del buon politico, che papa Francesco prende in prestito, a piene mani, dal compianto cardinale vietnamita, Xavier Van Thuan. Ma anche qui ho pensato di non prendere le comode scorciatoie sia di una citazione in blocco, sia di una parafrasi che finirebbe per estenuare il testo citato. Mi lascio perciò percuotere dalle otto ‘beatitudini’ di questo cardinale che ha passato ben 15 anni in un lager dei vietcong, e di cui è in corso la causa di beatificazione. L’impatto delle sue parole è stato per me talmente efficace da contagiarmi almeno un po’ della sua energia creativa e talmente fecondo da aiutarmi a produrre questa sorta di breve ‘decalogo’ che ora vi propongo come una piccola ‘summa’ di dieci parole per una buona politica, ossia per una politica alta e altra.
1. Servizio. Servire, non servirsi di nessuno, né asservirsi ad alcuno: questa è la stella polare di un politico limpido, libero, capace. Non si può esercitare la pubblica autorità per il profitto di una famiglia, di un gruppo o di un clan, ma solo e sempre per il bene comune. La logica del servizio ispira la gratuità come libertà dal potere per usare il potere senza mai lasciarsene usare.
2. Sapienza. I detentori dell’autorità politica hanno continuo bisogno di audacia per cambiare le cose che è giusto e possibile cambiare. Hanno bisogno di tenacia per accettare le cose che non si devono o non si possono cambiare. E di sapienza per distinguere le prime dalle seconde.
3. Coraggio. Fare politica è una scelta che costa tempo, energie e continua abnegazione. E comporta rischi, sacrifici e dolorose rinunce. Si richiede perciò una elevata dose di coraggio per proporsi come candidato nella mischia di una competizione elettorale. Per sottoporsi al giudizio sovrano del popolo, Per esporsi al vento della critica, senza mai reagire con la polemica.
4. Democrazia. Il potere va esercitato non solo per il popolo, ma anche con il popolo. Ciò comporta il ‘buon gusto’ di passare la mano quando si è obbligati a farlo per via elettorale, ma anche quando si avverte che è ora di non ostacolare il ricambio e di favorire l’alternanza.
5. Dialogo. Colui che rappresenta il popolo e in suo nome esercita l’autorità, non può non essere un artista del dialogo su tutto e con tutti, specialmente con gli avversari che non potrà mai considerare come irriducibili nemici. Anziché spendere energie nel demonizzare quelli dell’opposizione, si impegnerà a non attaccarne pregiudizialmente le posizioni e si batterà per far capire le proprie, ma sempre attraverso le armi della non-violenza, e non attraverso la violenza delle armi. Ricordando che ‘armate’ possono essere anche le parole.
6. Poveri. Qui la citazione è d’obbligo, perché dice più di mille parole. La legge della buona politica è quella che additava don Milani: “fare strada ai poveri senza mai farsi strada”.
7. Competenza. Il vero politico dimostra competenza e professionalità senza mai diventare un ‘professionista della politica’. Se è giovane disoccupato, si troverà prima un lavoro e solo dopo si impegnerà in politica. Se esercita una professione, non si illuderà che basti un bravo medico per essere automaticamente un bravo assessore alla sanità.
8. Cuore. Occorre cambiare il cuore. A cominciare dal proprio. E’ dal cuore vecchio che nasce la corruzione, l’ambizione, il conflitto, la guerra. E’ l’uomo che uccide e non la sua spada. E’ il cuore che ferisce, e non la lingua. Non è il fucile che spara, ma è il grilletto che preme.
9. Pace. Deve essere il sogno dei sogni. Il disegno dei disegni. L’impegno degli impegni. La pace non si improvvisa, ma si prepara. Grandi orizzonti e piccoli passi. Non basta uno slogan. Non basta una cartello. Non basta una marcia.
10. Tensione. Certamente occorre realismo nel verificare le condizioni di fattibilità e coraggio nell’adottare le scelte concrete e praticabili. Ma perché la politica non degeneri in mera e spesso cinica gestione del potere, si richiede una forte tensione ideale. Per questo l’artista di una buona politica – di una politica alta e altra – non potrà mai ridurre a basso voltaggio l’alta tensione tra i valori di riferimento e i provvedimenti più minuti. E non potrà mai togliersi quella che Aldo Moro chiamava ‘la spina dell’inappagamento’.
Rimini, Sala Manzoni – 1 gennaio 2019
+ Francesco Lambiasi