Giovedì 27 novembre, alle ore 11,30 presso la sala S. Colomba, in via IV Novembre, i Direttori dell’Ufficio di Pastorale Sociale, della Caritas e della Pastorale della Famiglia, hanno presentato ai giornalisti il Documento sulla “casa” preparato dopo che il Vescovo aveva indicato il problema abitativo come uno degli impegni urgenti nell’incontro con le autorità in occasione della Festa di san Gaudenzo 2007.
DIOCESI DI RIMINI
La casa, un bene fondamentale
Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale
Ufficio Diocesano per la Famiglia
Caritas Diocesana
Consulta delle Aggregazioni laicali
30 novembre 2008 – I Domenica di Avvento
“Per loro non c’era posto ….” Lc 2, 7
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Presentazione
In questo tempo di Avvento, attesa della celebrazione della nascita di Gesù in mezzo a noi, l’ Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale, l’Ufficio Diocesano per la Famiglia, la Caritas Diocesana e la Consulta delle Aggregazioni laicali presentano una riflessione sulla grave emergenza abitativa che coinvolge moltissime persone e famiglie.
Il titolo scelto “Non c’era posto per loro” (Vangelo di Luca 2,7) ci descrive l’esperienza di Maria, incinta di Gesù, e di Giuseppe, quando andando a Betlemme per il censimento, non trovano posto per loro in un albergo dove poter essere accolti ma solo una stalla sarà la “casa” che vedrà nascere il Salvatore.
La famiglia di Gesù ha vissuto la situazione di chi, per vari motivi, trova difficilmente casa: prezzi di acquisto e di affitto inaccessibili, famiglie che si trovano in gravi difficoltà economiche dovute alla crisi finanziaria che tocca il mondo globalizzato, altre famiglie costrette a vendere un bene, la casa, sognato per tutta una vita, giovani coppie che non riescono ad accedere a finanziamenti a motivo del loro lavoro precario. All’elenco si potrebbero aggiungere tante altre situazioni…
Di fronte a questa emergenza non possiamo stare alla finestra e guardare, ma occorre urgentemente una riflessione ed un’azione concreta e concertata tra i vari soggetti istituzionali interessati.
Le riflessione contenute in queste pagine vogliono essere un contributo offerto alle parrocchie, alle aggregazioni laicali e all’intera realtà sociale, perché l’appello che sale da molte persone trovi ascolto, accoglienza, solidarietà e si trovino risposte concrete affinchè ogni famiglia possa usufruire di un bene necessario, come quello della casa, per una vita umana, veramente degna di questo nome.
Introduzione
Il nostro Vescovo, nel discorso alle autorità in occasione della solennità di San Gaudenzo nel 2007, così si esprimeva a riguardo della casa: “Nel territorio riminese appare ancora grave e lontano da una adeguata soluzione il problema della casa. Gli affitti sono troppo elevati. L’edilizia cosiddetta popolare, pur presente, non ha lo sviluppo necessario. Gli studenti universitari sono spesso considerati come un’opportunità da sfruttare con affitti esorbitanti. Le giovani coppie stentano a trovare soluzioni abitative compatibili con il loro stipendio e con il desiderio di fare famiglia e di generare dei figli. Le stesse misure minime dei nuovi appartamenti, oltre al prezzo elevato, non sono certo un invito ad accogliere nuove vite. Gli immigrati, che pure la città accoglie perché ha bisogno del loro lavoro, non trovano abitazioni confacenti e dignitose a prezzi accessibili. Ho avuto modo di constatare che il problema è avvertito e che non mancano iniziative pubbliche per alleviarlo. Ma ritengo che uno sforzo ulteriore debba essere compiuto, sia sul piano pubblico che su quello dell’edilizia e dell’imprenditorialità privata, superando la logica del mero profitto e della speculazione”.
I – La casa: una grave emergenza
Già un documento del 1993 sul tema della casa redatto dagli Uffici della Pastorale Sociale e della Famiglia in collaborazione con la Caritas diocesana, cercava di dare un contributo alla risoluzione del ‘problema casa’. Veniva segnalato un allarme abitativo serio, che dal 1989 al 1993 aveva coinvolto centinaia di famiglie (oltre 1500 sfratti esecutivi) che si erano ritrovate in mezzo ad una strada, costrette a vivere in situazioni di fortuna o ad affidarsi al buon cuore di parenti ed amici. Nacquero allora da parte della diocesi attraverso Caritas, Parrocchie, Istituti religiosi, singole famiglie cristiane, iniziative per dare una prima risposta ad extracomunitari e famiglie povere. Case, appartamenti e locali vennero messi a disposizione dei bisognosi; anche se dal censimento di quegli anni, risultavano sfitti circa 8000 alloggi[1].
In questi 15 anni la situazione abitativa è solo peggiorata
I dati in nostro possesso tracciano un quadro di vera e propria emergenza abitativa. Nella città di Rimini, al 31 dicembre 2006, le unità immobiliari erano pari a 71.790 (da catasto); di queste, solo 58.284 occupate da nuclei familiari (nel conteggio non figurano anziani in strutture, militari). Facendo un semplice calcolo, risultano così non occupate[2] 13.506 unità abitative[3].
L’emergenza casa oggi coinvolge il 20% della popolazione
Attualmente un quinto della popolazione non è in condizione di sostenere affitti elevati, di accedere a mutui o di garantire con certezza il pagamento degli stessi; gli interventi delle Istituzioni a sostegno delle esigenze abitative delle famiglie disagiate non sono sufficienti. Mentre in Europa le abitazioni costruite con finalità sociali rappresentano mediamente oltre il 16% del sistema abitativo, in Italia rappresentano solo il 5%[4]. Rimini non arriva al 2% degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica (ERP).
L’Agenzia Casa Emilia Romagna (A.C.E.R.)
L’Acer nasce dalla separazione dall’IACP (Istituto autonomo case popolari di Forlì) nel 1997 con L.Reg. 3/97 e prende parte al Progetto Regionale dei ‘20mila alloggi per l’affitto’ [5]. Attualmente il Comune riminese con Acer reperisce alloggi nel mercato privato della locazione da sub-affittare a famiglie che ne fanno richiesta, nell’ambito della graduatoria Edilizia Residenziale Popolare (ERP).
Le domande di case popolari (Edilizia Residenziale Pubblica, si chiameranno “case sociali”), al 31 marzo 2008, sono state 1263 a Rimini, 2200 in provincia[6]. Le domande all’Acer per il fondo-affitto sono state nel Comune di Rimini 1605.
La Legge regionale 24 del 2001 ha istituito il Fondo per l’accesso alle abitazioni in locazione, al fine di reperire alloggi sul mercato da destinare a nuclei familiari in stato di disagio abitativo. Nel 2003 è stata istituita l’agenzia “Affitto garantito S.r.L.” che attualmente gestisce 23 alloggi. La domanda di abitazioni è in crescita, ma s’incontrano difficoltà a reperire gli alloggi.
I dati dell’Osservatorio Caritas
Mostrano una situazione in costante peggioramento riguardo alla richiesta di alloggi e in relazione ai pagamenti delle utenze connesse alle abitazioni.
L’associazione di volontariato della Caritas Diocesana “Famiglie Insieme”, che dal 1996 eroga prestiti o ne favorisce l’erogazione a favore delle famiglie in difficoltà, rileva, nell’anno 2008, una significativa richiesta da parte delle famiglie italiane (98 al 31/10/2008 corrispondenti al 63,6% delle famiglie assistite rispetto al 57,1% del 2007) che ad essa si sono rivolte, in particolare, per far fronte alle spese di utenze e affitto. In diminuzione di dieci unità le erogazioni agli stranieri che hanno chiesto aiuto (56 al 31/10/2008 pari al 36,4 % contro il 42,9% nello stesso periodo del 2007).[7]
Secondo l’Associazione Inquilini
Il 68% degli sfratti nel riminese è per morosità: questo denota una crescente difficoltà nelle famiglie a conservare i propri livelli di vita e una tendenza alla precarietà, anticamera della povertà. Dal 2001 al 2005 i contributi per l’affitto nella provincia sono aumentati del 73% e gli sfratti sono passati dai 113 del 1996 ai 440 del 2006. Nel 2007 le domande di contributo, rivolte al comune, per il pagamento del canone di locazione sono state 1954, rispetto alle 1882 del 2006.
I prezzi
Per un appartamento in zona di pregio si possono spendere dai 3000 ai 4500 euro circa al metro quadro. Per un alloggio in affitto[8] oggi il minimo si aggira attorno ai 650/700 euro al mese a fronte di uno stipendio medio che si colloca tra i 1000 e 1500 euro mensili e che non ha seguito la crescita proporzionale avvenuta in altri settori.
Il fenomeno immigrazione
Il mercato delle locazioni è ormai indirizzato in massima parte alla componente extra comunitaria che nella provincia di Rimini rappresenta il 7,6% della popolazione[9]. Secondo l’agenzia Nomisma in Italia la quota è al 20%, mentre a Rimini arriva al 60%.
Ci sono diverse persone, straniere ed italiane, che dopo la stagione estiva, vogliono continuare a lavorare a Rimini, ma incontrano difficoltà nel trovare un’abitazione decente e con un affitto sostenibile.
Le domande di affitto degli studenti universitari
Anch’esse hanno per così dire ‘drogato’ il mercato, facendo lievitare i prezzi delle locazioni per le famiglie e diminuendo di fatto la disponibilità di alloggi.
II – La casa: un diritto primario
La casa è fondamentale per la vita delle persone e delle famiglie poiché è in quell’ambito che si strutturano legami e radici che costruiscono quella solidità affettiva indispensabile alla crescita e al bene della vita privata e pubblica. La casa, essenziale per i bisogni primari della famiglia e delle persone, non è solo un posto comodo e caldo dove vivere, mangiare e dormire, ma il luogo principale dove ritrovare la famiglia e i ricordi, l’equilibrio della persona, la propria stabilità e il proprio mondo che non può essere né anonimo né disperso.
Che cosa dice la Parola di Dio
1) Alcuni brani dell’Antico Testamento riconoscono la casa come un bene prezioso per l’uomo, anzi lo considerano un bisogno primario della persona (cfr. dal libro del Siracide 29,21).
2) La Scrittura sente talmente importante il diritto alla casa per la dignità della persona da considerarlo superiore al dovere di difendere la nazione. (cfr. Deuteronomio 20,2-5)
3) La casa, stimata bene prezioso e primo luogo di costruzione di relazioni virtuose, rientra nei doni del futuro messianico (cfr. Isaia 65,21-22).
4) Nell’incarnazione Gesù ha condiviso la situazione dell’umanità, le sue gioie, le sue sofferenze, le attese e le speranze di un mondo più giusto ed attento agli ultimi. Al momento della Sua nascita, Maria e Giuseppe vanno a Betlemme per il censimento e vivono la situazione di molte famiglie di oggi perché non si trova posto per loro in una casa dove poter dare alla luce Gesù e solo una stalla sarà la “casa” che vedrà nascere il Salvatore (Luca 2,7). Nei vangeli e nelle lettere del Nuovo Testamento vi è inoltre un costante ed insistente richiamo a manifestare la propria fede attraverso le opere di giustizia, ispirate all’amore fraterno (Matteo 25,31-46; Luca 10,25-37; 1 Corinzi 13; Giacomo 2,14-17).
La casa: un bene essenziale per la persona e la famiglia
La casa è ritenuta un bene sociale fondamentale e un diritto primario per la formazione e la vita stessa della famiglia, da promuovere e da difendere. Questo diritto è sancito dalla Costituzione Italiana all’articolo 31[10] e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo all’art. 25[11].
Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa (CDSC) al n. 166 mette in luce la responsabilità di tutti per la promozione del bene comune ed il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo: l’abitazione vi rientra quale bene essenziale.
La casa, come il lavoro, sono necessari alla persona e alla famiglia affinchè vi sia un ambiente adatto che provveda ai servizi di base per la vita della famiglia e della comunità.[12]
Quale casa, per quale società e per quale famiglia
E’ importante allora sottolineare quanto segue. Uno dei maggiori problemi che le famiglie si trovano ad affrontare oggi si potrebbe esprimere così: se una famiglia non ha la possibilità di acquistare una casa, e ne cerca una in affitto, si trova davanti ad una situazione insostenibile di affitti troppo alti, inaccessibili anche ad una famiglia che disponga di un reddito medio. Per l’acquisto si parla di cifre astronomiche, e anche le ristrutturazioni che vengono realizzate su immobili vecchi hanno costi molto alti. Di contro, soprattutto dal centro-nord del nostro paese, viene l’invito a aumentare un tasso di natalità che è vicino allo zero. Ma ci sono oggi le condizioni per invertire questo andamento demografico? Affinché una famiglia si assuma la scelta di mettere al mondo un figlio è necessario che vi siano condizioni sociali ed economiche tali da poter garantire sicurezza alle persone. La casa rappresenta una di queste condizioni, eppure ci pare che l’attuale sistema del mercato abitativo non vada nella direzione auspicata, ma che anzi troppo spesso si basi sulla idea di una famiglia chiusa, limitata e numericamente molto contenuta.
1 Le istituzioni pubbliche e la società intera riconoscano che la famiglia ha una soggettività ed una priorità su ogni altra comunità. Di conseguenza occorrono azioni politiche e legislative che salvaguardino i valori della famiglia, dalla promozione dell’intimità e della convivenza familiare, al rispetto della vita nascente, all’effettiva libertà di scelta dell’educazione dei figli (CDSC n. 252). In quest’ambito occorre sottolineare come sia importante mettere al centro delle politiche abitative l’attenzione alle coppie giovani, alle famiglie numerose, alle famiglie monoreddito e alla presenza degli immigrati nel nostro territorio spesso costretti a vivere in situazioni abitative precarie e provvisorie (garage, scantinati, residence, cantieri in costruzioni, case pericolanti, parchi o altri luoghi ai margini della città).
2 L’abitazione costituisce un bene sociale primario e non può essere considerata semplicemente un oggetto di mercato. Nel nostro territorio, ad alto sviluppo turistico, in questi anni si è assistito a fenomeni che vanno nella direzione opposta a quella richiamata sopra: si vede indirizzata un’importante fetta del risparmio, dei profitti ancora cospicui del settore terziario, ma anche dell’evasione fiscale, nella direzione dell’investimento immobiliare che fa della casa un bene-rifugio, sì da considerarla di per sé non un oggetto di locazione. Un mercato così non risponde ad alcuna regola, nè economica né sociale. Assistiamo alla “corsa alla proprietà privata della casa, con la parallela diminuzione delle abitazioni destinate a locazioni”. Questa realtà squilibrata crea ingiustizie e occorre da parte degli Enti locali un maggior impegno e monitoraggio della situazione. La Chiesa ha sempre insegnato, nella sua dottrina sociale, la destinazione universale dei beni, perché ogni uomo possa usufruire del benessere necessario al suo pieno sviluppo. Questo principio ci invita a coltivare una visione economica ispirata a valori morali che permettano di non perdere mai di vista né l’origine né la finalità di tali beni, in modo da realizzare un mondo equo e solidale (CDSC n. 1749).
3 Progettare – Costruire – Abitare. Quale modello di società vogliamo realizzare? In quale città, paese, territorio vogliamo vivere? Da quali valori partire per ripensare gli spazi abitativi e gli spazi sociali in cui le persone si possano incontrare? Una società attenta ai bisogni dei ceti sociali più poveri? Una realtà dove le persone, proprietarie di appartamenti, si sentano tutelate sotto tutti i punti di vista, in modo da far crescere il numero di abitazioni disponibili? Oggi è sempre più importante che già nel momento della progettazione si pensi a quale tipo di società si vuole costruire e lasciare alle generazioni future. Attraverso il modello adottato, ci deve essere la consapevolezza che le scelte operate determineranno una precisa trasmissione di valori e lasceranno un segno nel tempo. Ci sembra importante che tutti i cittadini, attraverso le istituzioni che li rappresentano, siano chiamati ad esprimersi per il tipo di città, il tipo di territorio in cui vogliono vivere nei prossimi anni. Al riguardo vogliamo sottolineare l’importanza di dotarsi, per le città e i comuni, di un “piano strategico delle città”.
III – Proposte operative
Ruolo delle Istituzioni
Le soluzioni alla domanda abitativa, data la forte complessità del tema, dev’essere affrontata da una pluralità di soggetti. E’ necessario che le Istituzioni, primi soggetti della nostra comunità a ciò deputati, si adoperino per approntare in tempi molto brevi soluzioni capaci di modificare la realtà. Oggi le competenze sono distribuite tra più soggetti: Comune, Provincia, Acer, vari enti privati interessati al tema… ma è necessario che tali Enti si mettano insieme per dare risposte concrete e reali.
Ci domandiamo:
Ø E’ possibile un maggior impegno, nel rispetto dei propri compiti, da parte delle Istituzioni, superando, se ci fossero, divisioni, incomprensioni… per affrontare il problema e trovare soluzioni concrete e in tempi brevi?
Ø E’ possibile individuare alcune azioni realizzabili che possano modificare l’attuale situazione nella nostra provincia?
Proposte operative:
1) Sostenere i giovani nel loro progetto familiare agevolando l’acquisto della casa per le nuove coppie, attraverso una riduzione del costo dei mutui, ovvero sostenendo i costi dell’affitto per un periodo di tre anni attraverso il reperimento di risorse idonee o per mezzo di sgravi fiscali. Gli istituti di credito concedano contributi a tasso agevolato per l’edilizia popolare, sostenendo in particolare l’aggregazione di cooperative per la costruzione della prima casa.
2) Aumentare la dotazione di aree per le case sociali (ex ERP), per la vendita e la locazione di alloggi a prezzi convenzionati. Nel progetto per una città nuova affidato al Piano Strategico, si possa prevedere una maggior disponibilità di queste aree.
3) Incentivare progetti di costruzione anche per famiglie numerose e a prezzi accessibili
4) Agevolare fiscalmente chi affitta.
5) Mantenere vivo l’impegno contro l’abusivismo edilizio e gli affitti in nero.
6) Sperimentare la costruzione di case popolari in raccordo con fondazioni e imprese a favore di lavoratori.
7) Trovare forme di sostegno per l’acquisto delle prima casa a favore dei giovani anche attraverso un fondo di garanzia per quanti hanno un lavoro flessibile o precario.
8) Sostenere le nuove forme di intervento che vanno sotto il nome di autocostruzione.
9) Semplificare le procedure edilizie: troppe volte a prevalere sono la burocrazia e i regolamenti edilizi molto diversi da comune a comune.
10) Incentivi fiscali per chi realizza programmi abitativi destinati all’affitto a canone concordato.
11) A determinare il prezzo della casa oggi non sono solo i costi di costruzione, ma anche i costi del terreno. Una risposta potrebbe essere quella di puntare sul recupero degli edifici non utilizzati, nonché la ristrutturazione di vecchie case popolari, la riqualificazione dei centri storici e di eventuali quartieri. Gli strumenti a disposizione dei comuni sono diversi: programmi di recupero urbano (PRU) e i contratti di quartiere.
Impegno della Chiesa
La Chiesa che ha a cuore il bene delle persone che vi abitano, ritiene che il problema casa nella nostra Diocesi debba essere una priorità per tutti.
Consapevoli che il problema della casa deve essere affrontato da tutti, in primo luogo dalle istituzioni, e nella certezza che ognuno può fare la propria parte, la Chiesa si impegna a:
1) Invitare i cristiani della nostra comunità ad essere sensibili al problema della casa e a collaborare per la ricerca di soluzioni concrete. Incoraggiare la disponibilità dei proprietari di più case ad affittare.
2) Gli enti ecclesiastici che possiedono beni immobili siano attenti alle famiglie più bisognose.
3) Le comunità cristiane svolgano un’opera di stimolo nei confronti delle Istituzioni affinché in tempi rapidi si trovino le soluzioni più opportune ed efficaci.
4) Si costituisca tra le varie componenti cattoliche interessate (cooperative, associazioni e fondazioni) un tavolo di discussione per arrivare a scelte concrete e fattibili in breve tempo.
Gli Uffici Diocesani Caritas, Pastorale della famiglia, Pastorale Sociale e Consulta delle Aggregazioni laicali rivolgono un forte appello alla coscienza di tutti gli uomini di buona volontà perché dalla riflessione sulla gravità del problema della casa scaturisca una conversione capace di tradursi in solidarietà.
[1] Dati ISTAT del 2001 hanno rilevato censite 7000 abitazioni sfitte
[2] Il termine “non occupate” non tiene conto delle abitazioni affittate agli studenti universitari e per la stagione estiva.
[3] Il mensile di economia “TRE” del settimanale “il Ponte”, nel numero di marzo 2008 sottolinea quanto segue “…in provincia di Rimini c’erano 133.000 abitazioni (dati censimento 2001), di cui 24.000 non occupate, per 107.000 famiglie, 27.000 delle quali composte da una sola persona.
[4] Danimarca 19%, Olanda 36%, Gran Bretagna 21%.
[5] Secondo dati Acer, aprile 2008, sono 109 gli alloggi ancora da concludere tra il 2007 e 2008, di questi 80 sono nel Peep di Viserba, 12 a Rimini, 8 a Santarcangelo, 6 a Cattolica e Bellaria, 3 a Saludecio. Altri 300 alloggi sono previsti secondo il Piano 2008 dell’Acer
[6] Gli investimenti in ERP si contraggono a livello locale: per il 2007 erano previsti dall’Acer riminese 54,7 milioni di euro in investimenti in ERP, mentre per il 2008 se ne prevedono 51 milioni.
[7] Confronto statistico degli anni 2007-2008, al 31 ottobre 2008, dei dati forniti dall’Associazione Famiglie Insieme: utenze 2007= 29, 1% (italiani 19,4%, stranieri 9,7%) utenze 2008 = 34,4% (italiani 29,2%, stranieri 5,2%): affitto 2007 = 37,1% (italiani 25,1%, stranieri 12%), affitto = 38,3% (italiani25,3%, stranieri 13%)
[8] Negli ultimi due anni il mercato dei prezzi non subisce flessioni, ma si nota un incremento medio tra il 6,5% dei minimi e il 4,17% dei massimi. A livello nazionale l’incremento medio annuo dei prezzi delle abitazioni si attesta al + 5,6%. In sensibile calo rispetto agli anni precedenti. Secondo dati di Tecnocasa nel secondo semestre del 2007 i prezzi delle case sono scesi dell’1,55%, mentre sono diminuite dell’1,54% le erogazioni dei mutui, secondo i dati di Bankitalia.
[9] Secondo i dati dell’Osservatorio Demografico Provinciale, i cittadini non italiani residenti nella provincia di Rimini sono arrivati nel 2007 a quota 22.545, il 7,6% della popolazione residente complessiva, con un incremento, sull’anno precedente, del 14% (2.766 persone).
[10] “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose”
[11] Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
[12] Santa Sede, “Carta fondamentale dei diritti per la famiglia”, n. 11