Carissimi tutti,
è sempre motivo di gioia, per me, farvi spazio nei miei pensieri, in occasione dell’apertura del nuovo anno scolastico. Motivo di gioia e anche un po’ di trepidazione, specialmente in un momento come questo, in cui ancora viviamo nell’incertezza e nella prova.
Per questo, lasciate che vi dica subito il mio grazie per ciò che ho visto in tanti di voi, da quando l’emergenza sanitaria è entrata prepotentemente nelle nostre vite. State dando una bella testimonianza di responsabilità e di maturità, di attenzione verso gli altri e di sacrificio. In più occasioni, voi siete un pungolo per noi adulti. E questo merita di essere sottolineato con forza, visto che sarà la vostra generazione a dover fare maggiormente i conti con le conseguenze a lungo termine della crisi in atto. Una crisi che, non dimentichiamolo, tocca tutti gli ambiti della vita, comprese la scuola e la formazione professionale, i sogni e i progetti della vostra generazione.
Crisi, però, è parola dai molti significati, e fra questi vi è anche quello di trasformazione, di opportunità per un rinnovamento profondo e non solo sbandierato con monotona retorica. La nostra storia è piena di esempi di rinascita dopo fasi buie e drammatiche. È quello che abbiamo sentito ricordare da papa Francesco nei giorni più difficili e forse anche noi abbiamo ripetuto: “Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla”. Come potremmo sprecare un momento così drammatico? È ancora il Papa ad aiutarci: “Chiudendoci in noi stessi”.
Uno dei rischi maggiori che corriamo oggi è quello di rifugiarci nelle nostre zone di conforto, dove siamo da soli o in ristretta compagnia, e pensare di poter vivere così, facendo lo slalom fra le occasioni che ci vengono offerte per conoscere, incontrare, fare di più e meglio.
Prendetevi cura di qualcosa e di qualcuno. Fate progetti, anche piccoli. Cercate dei gruppi che vi facciano sentire accolti e responsabilizzati. E soprattutto aiutate anche noi adulti, le famiglie e le parrocchie, i quartieri e le città a non ripiegarsi su se stesse e ad aprirsi senza paura alla sfida di essere davvero “fratelli tutti”.
Forse anche le nostre scuole hanno bisogno di essere continuamente richiamate a non chiudersi nella propria routine, dimenticando ciò che hanno insegnato questi lunghi mesi, fin dai primi giorni in cui il Coronavirus si insinuava tra noi allontanandoci gli uni dagli altri, coprendo i sorrisi e sterilizzando gli abbracci. Ad esempio, che nessuna domanda esistenziale può essere espulsa dalle aule, nessun interrogativo sull’uomo e il suo destino, compresi quelli sul dolore e sulla morte. Che nulla può sostituire la relazione educativa che si instaura guardandosi negli occhi, condividendo il proprio vissuto interiore e la ricerca di bellezza e di ragioni di vita.
Oltre alla sicurezza, non dimentichiamo la speranza!
Durante la scorsa estate, abbiamo tutti esultato per i successi degli atleti italiani ai Campionati europei di calcio, alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi di Tokio. Ascoltando le interviste fatte a caldo, mi ha colpito sentir dire pressoché da tutti che le ragioni della vittoria erano da ricercare nella fiducia ricevuta e riposta in se stessi, nei sacrifici sostenuti per lungo tempo, nell’aiuto di un allenatore e nella forza proveniente da una squadra affiatata e unita. A ben pensarci, sono gli stessi ingredienti di un percorso scolastico riuscito, dove in palio non c’è una medaglia ma la capacità di affrontare la vita, in tutti i suoi aspetti.
Questa immagine di gioia e fatica, di impegno individuale e sostegno comunitario fa da sfondo al mio augurio a ciascuno di voi per il nuovo anno scolastico: possa vedervi guadagnare i migliori risultati, rialzandovi se doveste inciampare e condividendo il podio con i vostri compagni.
Datemi la gioia di dirvi che io faccio il tifo per voi.
Vi saluto tutti di vero cuore
+ Francesco Lambiasi