Lettera del Vescovo per la Giornata della Promozione in missione
Niente paura. Non si tratta di un abracadabra del cattolichese più sofisticato. Mi si scusi il giro di parole. Ma se evangelizzare è rendere presente nel mondo il regno di Dio, allora occorre ricordare che è proprio nel mondo che il regno di Dio deve essere reso concretamente presente. In altri termini: la fede non è un affare privato, del tutto irrilevante in ambito sociale e politico.
Ovvio: il cristiano sa che tra realtà terrene e quelle eterne non si dà confusione, ma neanche separazione. Ancora, ovvio: Dio vuole anzitutto cambiare il cuore dell’uomo, ma a partire dal cuore, vuole rinnovare la società. E’ il liberatore degli oppressi: protegge i poveri, gli stranieri, gli orfani e le vedove. Chiede ai credenti di non separare la pratica religiosa dall’impegno sociale. “Non è piuttosto questo – si legge nel rotolo del profeta Isaia – il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo?”.
Gesù è il Cristo, il Messia, venuto a portare una nuova esperienza di Dio, ma con essa anche la giustizia per i poveri, il disarmo, la pace. Il regno di Dio non è di questo mondo, ma opera in questo mondo. La salvezza messianica si compie nell’eternità, ma comincia nella storia e si manifesta restituendo autenticità e bellezza a ogni dimensione della vita, quella sociale compresa. Insomma “il kerygma possiede un contenuto ineludibilmente sociale: nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunitaria e l’impegno con gli altri”, ha scritto papa Francesco. Pertanto, no ad ogni intimismo e individualismo: la proposta nel Vangelo non consiste solo in una relazione personale con Dio. Ma anche no ad ogni forma di collettivismo. Inoltre non si può più affermare che la religione deve limitarsi all’ambito privato e che esiste solo per preparare le anime per il cielo.
Non bisogna poi mai dimenticare che il vero sviluppo umano deve essere universale e integrale: deve riguardare ogni uomo e tutto l’uomo, senza minimamente escludere la sua irriducibile dimensione trascendente. Scriveva uno dei più grandi teologi del secolo scorso, dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale: “L’uomo può organizzare la terra senza Dio, ma senza Dio non può alla fine che organizzarla contro l’uomo” (De Lubac).
Infine, alcune pillole di evangelica promozione umana, serviteci direttamente da papa Francesco: “Nel cuore di Dio c’è un posto preferenziale per i poveri”. “E’ necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare dai poveri”. “La peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale”. E, last but non least, l’interminabile elenco dei poveri più poveri. Migranti. Senza tetto. Anziani. Donne e bambini, in particolare i nascituri “i più indifesi e innocenti di tutti”. E quanti soffrono a causa dell’inquinamento, dei disastri ambientali, delle catastrofi causate dai cambiamenti climatici. Eccetera, eccetera.
+ Francesco Lambiasi