A Maria, madre di noi, fratelli tutti
Atto di affidamento della Città a Maria
Maria, madre nostra cara, quest’anno veniamo a te sotto il carico di tanto soffrire a causa di questa devastante pandemia, ma anche sotto la spinta per il tanto sperare, che ci ha contagiato papa Francesco con il suo messaggio alla Chiesa e al mondo: “Fratelli tutti!”. Ora però tu non rimanere a guardare, ma datti da fare e dacci una mano.
Ricordaci, Maria, che non c’è fraternità senza prossimità. La triste storia di Caino e Abele ci dice che la fraternità non garantisce nessuna amicizia, e che il fratello può essere addirittura il primo assassino del fratello.
Ricordaci, Maria, che non c’è fraternità senza solidarietà, senza che noi pensiamo e operiamo in termini di comunità, di bene comune, di priorità della vita di tutti sull’appropriazione dei beni da parte di pochi.
Ricordaci, Maria, che non c’è fraternità senza responsabilità. Il virus dell’individualismo ci ha inoculato l’equivoco che la libertà si identifichi unilateralmente con l’autonomia del soggetto, dimenticando che libertà è anche responsabilità verso gli altri e verso se stessi.
Ricordaci, Maria, che non c’è fraternità senza corresponsabilità, senza assumere in solido la cura della casa comune che è il pianeta. La crisi della pandemia ci ha fatto capire che non possiamo salvarci da soli, ma solo insieme.
Ricordaci, Maria, che non c’è fraternità senza convivialità. Facci entrare in testa e nel cuore che il pane che chiediamo al Padre-Abbà non è mio, ma nostro. Se non è condiviso con i fratelli, non è il pane del Padre nostro.
Ricordaci, Maria, che non c’è fraternità senza gratuità, senza la capacità di fare il bene solo perché è bene, e non perché ci procura dei beni da goderci a nostro uso e consumo. E aiutaci a scrivere sulla sabbia il male che ci è stato arrecato. E sulla pietra il bene che abbiamo ricevuto.
Ricordaci, Maria, che non c’è fraternità senza interculturalità, senza tenere costantemente presente che le differenze non sono una minaccia, ma una preziosa risorsa. E pertanto non siamo costretti a spogliarci delle rispettive appartenenze, ma a viverle senza chiusure e senza fanatismi.
Santa Maria, donna che ben conosci il patire, facci capire che solo se ci decidiamo a vivere da fratelli, tutti, con tutti, tra tutti, ce la potremo fare a non sprecare la dura lezione di questa cruda pandemia.
Aumenta, pertanto, le nostre scorte di coraggio per vincere la paura.
Raddoppia le nostre provviste di amore per sconfiggere l’egoismo.
Alimenta le nostre lampade con l’olio della fiducia per fugare le ombre dei rimpianti e le nebbie della rassegnazione.
E fa’ che nelle frequenti carestie di speranza che contrassegnano questi nostri giorni, non smettiamo di attendere con fede tuo Figlio, che verrà finalmente a “mutare il lamento in danza e la veste di sacco in abito di gioia”.
Rimini, Piazza Cavour – 8 dicembre 2020, Solennità dell’Immacolata
+ Francesco Lambiasi