Omelia pronunciata dal Vescovo di Rimini in occasione del funerale del piccolo Lorenzo
In memoria di Lorenzo
Carissima mamma Valentina, carissimi papà Luigi e fratellino GianMarco, carissimi compagni di classe, di calcio e di catechismo di Lorenzo, carissimi familiari, parenti e amici, carissime Sorelle e Fratelli tutti, tutti e ciascuno.
Permettetemi di parlarvi di Lorenzo. Credetemi: vorrei farlo appena sottovoce, perché le mie parole possano arrivarvi più sentite, più intime e dirette al vostro buon cuore. Ma prima ancora vorrei ringraziarvi per il vostro ascolto e per la vostra delicata comprensione.
La notte splenderà. La morte di Lorenzo avvenuta improvvisamente l’altro ieri qui vicino a questo campo di calcio ci ha fortemente scosso e commosso tutti. E’ calata la notte nel nostro cuore. Abbiamo sentito avvicinarsi il rumore assordante di un implacabile uragano. Ma ora che ci troviamo qui uniti e riuniti come una grande famiglia e sentiamo pulsare i nostri cuori come un cuore solo, vorrei dire a me e a tutti e ciascuno di voi di lasciare a Lorenzo il diritto della prima parola. La prendo da quanto ha confidato la mamma Valentina al parroco don PierPaolo. Ha raccontato che la sua canzone preferita era: LA NOTTE SPLENDERÀ.
La notte splenderà. Sì, oggi Lorenzo ci dice che la sua e nostra notte splenderà. Anzi l’alba, un’alba senza tramonto, è già sorta, grazie alla luce sfolgorante della parola di Gesù, che ci ha detto poco fa nel vangelo: “Questa è la volontà del Padre mio che mi ha mandato. Che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno (Gv 6,39). Ecco la famosa e spesso incompresa espressione “volontà di Dio”. Per Lorenzo come per tutti noi senza eccezione a volere la morte non è stato Dio. Ma Dio ha voluto che la fine della sua vita fosse l’inizio di una vita senza più fine. Insomma per Lorenzo a finire è stato solo il ‘primo tempo’. Un tempo breve, molto breve, certo. Ma Dio ha voluto che per lui cominciasse subito il secondo tempo, quello che non finirà mai più.
La notte splenderà. Gesù non ha mai promesso che i suoi amici non sarebbero morti. Per Gesù – e ora è proprio Lorenzo a ricordarcelo – il bene più grande non è una vita lunga, un interminabile sopravvivere. Lorenzo ci insegna ad avere più paura di una vita sprecata e sbagliata che di una vita bella, anche se accorciata dalla morte. Lorenzo ci ricorda dobbiamo aver paura più di una vita incolore, inodore, insapore che di una vita breve ma piena di bene, esuberante di luce e di gioia.
La notte splenderà. E noi tutti formeremo una grande comunità. Come questa di oggi, perché oggi viviamo un dolore grande con un più grande, incontenibile amore fraterno. Però un giorno formeremo una grande famiglia, ma con la felicità di una fraternità, senza più né lutto, né dolore, né pianto.
Caro Lorenzo, dai. Lanciaci un assist tutti i giorni, fino a quando non verremo anche noi lassù, quando anche per noi la notte splenderà. E non ci sarà più nessun black-out per tutta l’umanità…
Lunedì 2 novembre, presso lo stadio comunale di Villa Verucchio
+ Francesco Lambiasi