Ti posso parlare di Gesù?

Lettera Giovani 2011

Carissimo, Carissima,

desidero condividere con te ciò che ho nel cuore: non è questo che rende importante l’amicizia? Di solito si sente amico non chi si incontra di sfuggita, ma chi si ferma con noi e vuole donarci un po’ del suo tempo, della sua vita, di ciò che ha di più caro. Così vorrei questa lettera: come un ponte gettato tra due persone che si incontrano.

Vorrei parlarti un po’ di Gesù. Credimi: non mi è facile riuscire a comunicare tutto il fascino che suscita in me la sua figura. Lo sento profondamente vicino, ma anche diverso; compagno di strada e insieme punto di arrivo verso il quale siamo tutti incamminati.

Qual era il segreto della sua personalità? Come si misura un uomo? Che cosa lo qualifica, attraverso quali aspetti lo si può giudicare?

Un uomo si rivela dal suo modo di parlare. Il modo di parlare di Gesù non è quello del professore che fa lezione. Gesù usa un linguaggio fresco, immediato, che colpisce e fa pensare: «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio … Chi è senza peccato, scagli la prima pietra… Sepolcri imbiancati, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello».

Un uomo si rivela dal suo sguardo, da come sa vedere le cose. Tutti vediamo le nuvole, il cielo, gli alberi, l’acqua, le montagne, le case, gli uomini… Ma c’è vedere e vedere, e la differenza sta in ciò che hai dentro. Per Gesù ogni realtà rinvia sempre a qualcosa d’altro, suscita sorpresa e meraviglia, reca un messaggio: «Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, eppure il Padre celeste li nutre; voi valete più di loro».

Un uomo si misura dalla sua libertà di fronte alle cose. Gesù ne è totalmente distaccato. Può dire: «Le volpi hanno una tana, gli uccelli un nido; il Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo». Non è il distacco di chi disprezza. No: Gesù accetta gli inviti, mangia e beve, ed è accusato per questo. Ma, come accetta, ne può fare a meno: è libero, pienamente padrone di sé. La sua non è mai rinuncia immotivata e schifiltosa: è libertà che permette di godere le cose più a fondo. Noi godiamo dell’accumulo, del possesso, godiamo non di ciò che «è bello», ma di ciò che «è mio».

Un uomo lo si riconosce dalle sue relazioni con gli altri. Gesù aveva la passione per la gente, la gente senza fama, senza nome, i poveri, i malati, i bambini, gli emarginati e gli esclusi. La folla che lo circondava era composta di bisognosi di tutto, e lui rappresentava una speranza affidabile.

Un uomo lo si giudica dalla sua coerenza. In Gesù l’attaccamento alla verità non conosce incertezze. Per sfuggire alla spirale dell’odio che gli si va stringendo intorno, gli basterebbe fare un’autocritica, ma lui non è «una canna sbattuta dal vento», e continua a seguire la sua strada, pronto a pagare il prezzo della vita per rimanere fedele alla missione intrapresa.

– Ma da che cosa è determinata questa interiore sicurezza che permette a Gesù di superare la paura della morte? Dalla gratitudine e dalla fiducia. Raggiungiamo così il segreto di questa vita interamente dedicata all’amore: il grato, fiducioso abbandono nella mani forti e tenere del Padre. Gesù è un uomo spirituale, ma non è formalista. La sua spiritualità è limpida, solare. Sente profondamente l’amicizia, la solidarietà, ma si porta dentro una solitudine che nessuna creatura può colmare: è la nostalgia della sorgente, di Dio, che chiama Abbà, «papà», con una confidenza che nessun ebreo si sarebbe mai permesso nei confronti dell’Altissimo. E’ questa intima consapevolezza che il Padre è con lui e non lo lascia solo, che spinge Gesù a dare la vita per amore: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue che è per voi e per tutti». Così la morte, che ogni uomo affronta come può e che a lui tocca di soffrire in una straziante solitudine, lui la vive nel segno dell’amore e la trasforma in dono.

– Ma se ci fermiamo alla croce, restiamo con la spina di una domanda: che ce ne faremmo di un profeta ormai messo a tacere per sempre dalla morte? A chi servirebbe la sua sconfinata bontà se il suo cuore, cessando di battere, avesse subito la stessa fine di uomini crudeli come Erode o vigliacchi come Pilato? Nemmeno potremmo classificarlo tra i grandi fondatori di religioni, perché a differenza di Buddha o Maometto, non è morto tranquillo in un letto, circondato dall’affetto dei discepoli. E’ morto come un malfattore. E se non è riuscito a salvare se stesso, come potrebbe assicurarci una speranza concreta, un annuncio di vita e di gioia? No, l’originalità, l’unicità di Gesù è la sua risurrezione, è il fatto che ci è contemporaneo: è attualmente esistente ed è sempre instancabilmente attivo fra noi.

Non è possibile pensare che la risurrezione sia stata inventata dai discepoli. E’ vero che Gesù aveva cercato di prepararli all’evento, ma loro quelle parole del Maestro non le avevano proprio capite. E così, dopo la tragedia del Calvario, Pietro e compagni sono caduti in uno stato di confusione e di totale smarrimento, al punto che il mattino di Pasqua fanno fatica a credere alle apparizioni del Risorto.

– Risuscitando Gesù da morte, il Padre prende posizione a favore del Crocifisso: lo costituisce salvatore di tutti e conferma la sua «pretesa» di essere il Figlio di Dio. Dunque non basta affermare in Gesù la dimensione della sola umanità. Se il mistero di Cristo si esaurisse nell’uomo Gesù, insomma se Gesù non fosse anche Dio, rischieremmo di fare di lui un pazzo o il più grande bugiardo della storia.

A questo punto mi fermo. Non volevo dire tutto, mi interessava solo aprire un dialogo. Se vuoi, potrai continuarlo con un amico, con il tuo insegnante di religione, con un prete che conosci. Anche con il vescovo? Certo, puoi scrivermi (vescovo@diocesi.rimini.it), o telefonarmi (0541.1835101). Sarò contento di conoscerti.

Vorrei però raccomandarti di metterti di fronte a Lui nell’atteggiamento giusto: il mistero della sua persona si dischiude solo a chi è disposto a cercare e a lasciarsi interrogare, a rimettersi in questione e a stare dalla sua parte.

E’ quello che ti auguro di cuore.

Rimini, Pasqua 2011

Francesco Lambiasi

CHI E’ GESU’ PER TE?

Alcune testimonianze di giovani credenti

1. Ciò che di più bello mi è stato dato di capire nella mia vita è che l’unica cosa che può appagare totalmente il mio cuore è sentirmi amata e amare: non una volta, non due o tre, ma sempre: poter essere l’amore! Una volta sperimentato questo, è semplice dire perché da Gesù non mi posso più staccare, non posso più fare a meno di seguirlo e di ritornare a Lui quando perdo questa chiarezza… perché Gesù è la risposta alla sete che abita in me! E’ Lui che mi svela quanto è grande l’amore del Padre nei miei confronti ed è Lui che con la sua vita mi dice che l’unica via per la gioia e la pienezza è amare come ha fatto Lui, di un amore che è disposto a dare tutto, fino alla fine, che ti chiede di perderti, consumarti, per ritrovarti trasfigurato, di morire a te stesso per generare vita. Grazie Gesù perché davvero ‘Tu hai parole di vita eterna’! (Benedetta D. F. – universitaria – 20 anni)

2. Giusto pochi giorni fa una persona mi ha chiesto a bruciapelo: “Qual è il tuo rapporto con Cristo?”. Questa domanda mi ha immediatamente scavato dentro, mi ha toccato nel profondo. La mia risposta: dieci secondi di silenzio, più di mille parole. Poi gli occhi lucidi, e con la voce spezzata dalla commozione le ho risposto: “Lui c’è”. Poi altri secondi impiegati per trattenere il pianto che avrebbe voluto sgorgare ed essere l’unica risposta a quella domanda. Ed ancora: “C’è e mi aspetta. Io mi sento atteso, desiderato. E soprattutto perdonato, da un Amore che non verrà mai meno”. Non posso fare a meno di cercarlo e di seguirlo perché non mi molla, perché lui per primo mi viene a cercare, mi sostiene, mi vuole con sé . Ogni giorno. (Stefano B.già impiegato di bancaseminarista – 28 anni)

 

3. Chi sei tu per me Signore? Tu sei santo, Signore, Tu sei Dio, che operi cose meravigliose. Chi sono io per te Signore? Io sono la creatura benedetta dalle tue meraviglie. Se considero tutto ciò che Dio ha fatto per me mi viene da sorridere. Un sorriso d’incredulità nello scoprire tutta la ricchezza e la bellezza che ha riversato nelle mie mani. Mi sento chiamata ad essere impreziosita di doni. Ed il primo è quello di sperimentare la gioia di essere salvata (Laura P. aspirante clarissa – 26 anni).

4. Gesù è quel compagno di viaggio nel quale riporre tutto me stesso; Lui che legge nel mio cuore, sa quale sia la strada per me. Sto scoprendo che più mi dono a Lui, più lascio a Lui la guida del mio cammino, più mi appoggio con fiducia e abbandono e più scopro me stesso e divento libero. Ecco perché l’ho scelto come Verità e Amore della mia vita. In Lui trova senso tutto. Gesù ci chiama per nome, ognuno con un compito differente, e ognuno con la grande responsabilità di onorare il dono della vita che il Padre ci ha dato. Gesù è quell’amico, quel fratello, quel compagno che ci conosce meglio di noi stessi e che non desidera altro che vederci felici e realizzati… Gesù è quel Dio grande che ci ama talmente tanto, da farsi così piccolo donandosi a noi nell’eucaristia, perché nutrendoci di Lui possiamo essere “fontana di acqua viva che zampilla”. (Massimo M.odontoiatra – missionario laico in Africa – 33 anni)

5. – Era il 2 febbraio 1997. Avevo 13 anni. Non ricordo il motivo, ma c’era stato un qualche disguido con gli amici per cui ero triste e arrabbiata. Invece di andarmene, ho alzato lo sguardo al Crocifisso e con una convinzione che ancora mi scuote ho pensato: “Non importa, io ho il Signore!”. E ho pregato. Ho colto che Gesù guardava proprio me, era lì sulla croce anche per me. Da quel momento, che può sembrare anche banale, Gesù non è più stato soltanto qualcuno di cui sentivo parlare, ma un “TU” a cui io non ho più smesso di rivolgermi. Una “Persona” che sentivo amico, poi divenuto sposo, che ha salvato la mia vita donandole gratuitamente una pienezza inaspettata. Poi con lo studio, la meditazione della Parola di Dio e la preghiera ne ho colto il volto di maestro e modello: mai come ora il Vangelo è concreta indicazione di vita. (Serena V. – suora – 28 anni)

6. Gesù è amore: un amore tanto grande da farsi bambino, crescere, gioire, lavorare e soffrire con chi gli era accanto. Gesù è perdono: mi dà fiducia nonostante le mie debolezze e m’aiuta a scoprire il bello che c’è in me, anche se io faccio fatica a vederlo. Gesù è compagno di viaggio: non mi abbandona, mi si fa vicino attraverso le persone che mi mette accanto e a cui m’insegna ad aprirmi. Gesù è guida: ha un disegno di felicità per la mia vita e me ne mostra un pezzetto ogni giorno. Gesù è sorpresa: scombina i miei piani per offrirmene di inaspettati e più belli. Ed è abbraccio: il nido in cui mi rifugio quando sono in crisi e che gioisce con me nei momenti di grazia. Gesù è vita: la ‘sua’ vita, che ci ha donato morendo in croce, e quella piena che ha regalato a noi con la risurrezione (Ada S.giornalista – 26 anni)