“Coraggio, popolo, tutto!”

Messaggio alle Autorità per la Festa del Patrono

Solennità di San Gaudenzo 2007


Nella solennità di San Gaudenzo, Patrono della Città di Rimini e della Diocesi, è felice consuetudine che il vescovo incontri le pubbliche Autorità e le Personalità della società civile, per rivolgere loro una parola di augurio, di saluto e di incoraggiamento nel loro non facile servizio. Sono lieto di continuare questa significativa tradizione.

Al Convegno ecclesiale di Verona, Benedetto XVI ebbe a dichiarare: “La Chiesa non è e non intende essere un agente politico. Nello stesso tempo ha un interesse profondo per il bene della comunità politica, la cui anima è la giustizia, e le offre a un duplice livello il suo contributo specifico”. Con la sua dottrina sociale infatti, la Chiesa contribuisce a far sì che ciò che è giusto possa essere efficacemente riconosciuto e poi anche realizzato; con la sua azione educativa si impegna a radicare le indispensabili energie morali e spirituali nelle coscienze, ad alimentarle e irrobustirle, così che consentano di anteporre le esigenze della giustizia agli interessi personali, o di una categoria sociale, o anche di uno Stato.

Alla luce di questa vocazione della Chiesa, guardando al bene della nostra cara Città di Rimini e del suo territorio, mi permetto di sottolineare tre problemi, che non sono certo gli unici, ma che mi sembrano particolarmente urgenti.

Nella nozione di bene comune e di promozione della dignità di ogni persona non può non far parte l’impegno civico per combattere la prostituzione. Piaga antica – si dirà – ma non per questo meno nociva per le persone, le famiglie e la società; un male non perde la sua virulenza perché è antico! Non è nascondendola o ignorandola, e non è legalizzandola, che si sana questa piaga dolorosa. Purtroppo è un fenomeno in crescita, favorito anche dalle migrazioni e da quanti senza scrupoli si inseriscono con le loro illecite attività fra le pieghe della legge. Un fenomeno che affligge tutto il nostro Paese. Rimini, che aveva conosciuto qualche anno fa una notevole recrudescenza della prostituzione stradale, sembrò poi essersene almeno parzialmente liberata. Ora però il problema si ripropone e chiede alla Città e a tutte le Autorità e alle forze dell’ordine un impegno intelligente e assiduo per sconfiggere un fenomeno così degradante. Lo dobbiamo per il rispetto della dignità delle stesse persone avviate, spesso loro malgrado, al triste commercio del loro corpo; lo dobbiamo per la serenità delle nostre famiglie e per la crescita dei nostri giovani; lo dobbiamo per la vivibilità e la dignità della vita del nostro territorio. Non è certo appetibile, nemmeno sul piano dell’ospitalità, del turismo, dei congressi, un territorio che si presentasse degradato e di dubbia fama.

Un secondo problema urgente è costituito dal fatto che nel territorio riminese appare ancora grave e lontano da una adeguata soluzione il problema della casa. Gli affitti sono troppo elevati. L’edilizia cosiddetta popolare, pur presente, non ha lo sviluppo necessario. Gli studenti universitari sono spesso considerati come un’opportunità da sfruttare con affitti esorbitanti. Le giovani coppie stentano a trovare soluzioni abitative compatibili con il loro stipendio e con il desiderio di fare famiglia e di generare dei figli. Le stesse misure minime dei nuovi appartamenti, oltre al prezzo elevato, non sono certo un invito ad accogliere nuove vite. Gli immigrati, che pure la città accoglie perché ha bisogno del loro lavoro, non trovano abitazioni confacenti e dignitose a prezzi accessibili. Ho avuto modo di constatare che il problema è avvertito e che non mancano iniziative pubbliche per alleviarlo. Ma ritengo che uno sforzo ulteriore debba essere compiuto, sia sul piano pubblico che su quello dell’edilizia e dell’imprenditorialità privata, superando la logica del mero profitto e della speculazione.


Il terzo problema che desidero porre alla Loro attenzione è quello dei giovani. Già nella festa del Beato Alberto Marvelli ho sollecitato un’attenzione speciale per loro; e mi propongo un incontro con i giovani della Diocesi per il prossimo 23 novembre. Quello dei giovani non è un problema solo per la Chiesa e per la sua proposta di fede e di vita. E’ un problema di tutti, è un problema sociale. Che cosa offriamo ai nostri giovani e a coloro che qui convengono da varie parti d’Italia? Offriamo divertimento, consumi, stili di vita spesso sopra le righe. E’ di questo che hanno bisogno i nostri giovani? Interroghiamoci. E ancora: qual è il livello educativo della nostra scuola? Educare non è semplicemente trasmettere conoscenze e abilità tecniche ma, molto più,  è comunicare significati per la vita, amore per la verità, impegno di solidarietà, spirito di cittadinanza; educare è promuovere libertà vera e senso di responsabilità. Ancora: quale attenzione reale a questi aspetti della vita dei giovani vi è nella cosiddette politiche giovanili? Quale attenzione e rispetto per i giovani vi è nelle attività private e imprenditoriali? Quale coinvolgimento e responsabilizzazione dei giovani stessi in ciò che così da vicino li riguarda? Quale rapporto con le famiglie? E – per le famiglie – quale impegno per i loro ragazzi, non ridotto a mero permissivismo e a un malinteso senso di protezione, che non fa crescere?

Nel rivolgermi al Beato Alberto Marvelli in una sorta di lettera aperta, avevo auspicato nei giovani la maturazione di uno stile controcorrente, ispirato cioè ai valori veri e belli della vita, e non alle mode dei consumi e delle trasgressioni. Anche per la Chiesa c’è un grande lavoro da fare in questo campo!


Ho voluto esprimere questi problemi della nostra civile convivenza perché ritengo che anche l’opera delle Autorità pubbliche, delle Forze dell’ordine, degli educatori, di quanti hanno a cuore il bene della Città e di tutti i suoi cittadini ed ospiti, debba essere incoraggiata dalla Chiesa. Mi rendo conto di quanto arduo può essere a volte il Loro compito. Per questo assicuro Loro non solo l’attenzione e la simpatia della Chiesa, ma anche il sostegno nel perseguimento del vero bene della nostra Città, che sta cuore a tutti noi.

Ringrazio tutti gli intervenuti ed auguro a tutti ed a ciascuno un fecondo servizio alla nostra amata Città. Il nostro Patrono San Gaudenzo vegli sulla nostra Città e sostenga tutti Loro nel prezioso servizio al bene comune.

A Loro, a quanti sono chiamati a rappresentare e a servire, a tutta la nostra cara popolazione, rivolgo nel nome di s. Gaudenzo l’esortazione del profeta: “Coraggio popolo, tutto!”.

Rimini, S. Gaudenzo 2007

+ Francesco Lambiasi

Vescovo