“Eccellenza, caro Vescovo Francesco, le do il benvenuto a nome di tutti i riminesi.
Benvenuto fra noi, uno di noi: la aspettavamo.
Per proseguire il dialogo e la rispettosa collaborazione con la chiesa riminese già consolidata con il vescovo Mariano.
Per continuare insieme il cammino della nostra comunità. Che è una comunità piena di valori.
Sono orgoglioso di presentarle Rimini.
Ne sono il sindaco da 8 anni, la conosco bene ma non passa giorno che mi sorprenda positivamente.
E’ una città forte, vitale, laboriosa, generosa, solidale. E’ orgogliosa e ritta.
La sua storia è lunga ed è scritta nelle pietre e nei visi. Cinquant’anni fa i riminesi hanno saputo rimetterla in piedi dopo la devastazione della guerra; i bombardamenti avevano risparmiato appena il 20% di questi luoghi, quindici anni dopo già eravamo un modello per l’Italia.
In quel contesto di dolore ma fiducia in un futuro migliore operò il beato Alberto Marvelli: il suo esempio, la sua testimonianza, sono tutt’ora per noi punto di riferimento e di incoraggiamento. Dalla devastazione, Rimini ha saputo rinascere. I riminesi hanno saputo inventare un modo nuovo di fare turismo, che è poi un modo diverso per dire ‘accoglienza’; da mezzo secolo non c’è italiano che non abbia trascorso qui una vacanza e così milioni di stranieri. E tutti portano nel cuore la cultura dell’ospitalità, la genuinità, il sorriso della nostra gente.
Rimini è in continua trasformazione. ‘Comunque andiamo avanti anche se diamo l’impressione di stare fermi’ ha scritto un grande giornalista, riminese pure lui. Ci siamo lasciati alle spalle stagioni eccessive nei comportamenti per approdare a un modello turistico di qualità, perché incentrato sulla persona, sulla valorizzazione dei suoi pregi. E la persona è il centro quotidiano di attenzione per le migliaia di cittadini che si impegnano con disinteresse e generosità nell’associazionismo e nel volontariato. Abbiamo strutture che sono punto di riferimento globale nell’aiuto a chi soffre, a chi è debole, a chi non ce la fa. Anche su questo versante rappresentiamo un modello, frutto del dialogo continuo che si mantiene tra mondo laico e religioso.
È così che vogliamo costruire la nostra Rimini solidale: Rimini è una città accogliente, dove gli stranieri sono ben integrati e il tessuto della società civile è vitale e operoso. Sono le persone- i generosi e determinati riminesi- il vero plusvalore di questa terra, che io amo profondamente e che, sono certo, saprà conquistare anche lei.
Ma non siamo un mondo a parte, ma parte di un mondo che non è l’Arcadia. Dobbiamo fare ogni giorno i conti con il nostro passato, il nostro presente e con quanto accade intorno a noi. E non sono sempre aspetti lieti o giusti: sono le distorsioni e le distrazioni che spesso porta con sé lo sviluppo, è l’incertezza del futuro, è il perdersi in quei particolarismi che alimentano la macchina dell’egoismo, della divisione, della superficialità, dei falsi miti.
E’ vero. Tutti noi abbiamo davanti anni impegnativi, tempi in cui le sfide della modernità metteranno in gioco i nostri valori, i nostri principi. Non dobbiamo avere paura, non dobbiamo chiuderci ma semmai investire ancora di più sulle nostre peculiarità, sulla nostra gente. Per noi, per le giovani generazioni, vogliamo costruire una città che non escluda, che non faccia sentire ‘straniero’ nessuno, che tuteli il diritto alla casa, alla sicurezza, al lavoro, che sia ammirata per le cose buone che offre, che sappia stimolare e vivificare la cultura della responsabilità, dei doveri, del bene comune. Per raggiungere tutto questo abbiamo bisogno di voci e testimonianze forti, di grande spessore morale e di altrettanto grande tensione etica, di persone che favoriscano il dialogo al di là di una scelta di vita o di un’idea.
Non dubito che Lei saprà essere per la comunità riminese ‘in cammino’ questa guida.
Caro vescovo Francesco, nell’augurarle un buon lavoro ed un fecondo mandato sono ancora qui a dirle: benvenuto, la stavamo aspettando.