Il progetto di Diocesi di Rimini per la rinascita dopo la pandemia
La Diocesi di Rimini, in collaborazione con la Caritas diocesana, ha presentato ieri 11 giugno 2020 il “Piano per la rinascita” intitolato al Beato Alberto Marvelli.
Obiettivo: educarci tutti e ciascuno a crescere nella prossimità verso le tante situazioni di disagio e di povertà in forte crescita sul nostro territorio.
Perché un “Piano” intitolato a Marvelli? Il beato riminese, morto a 28 anni, ha coniugato vita spirituale e impegno sociale e politico, lavoro nelle istituzioni, attività ecclesiale e di volontariato, con competenza professionale e generosità.
“Guai a noi – è la provocazione-suggestione del Vescovo di Rimini mons. Francesco Lambiasi – se non avremo cura delle relazioni, se non sapremo saldare la catene delle generazioni, se offriremo solo slogan facili, senza aver imparato che non può sussistere diritto senza dovere, competizione senza cooperazione, se fonderemo la società su tre postulati: a me mi pare, a me mi piace, a me mi va, per cui l’opinione prende il posto della verità, il piacere al posto della felicità, la voglia al posto della libertà”.
Il logo del “Piano Marvelli” è stato realizzato da Roberto Ballestracci, Studio 15>19.
Tre le parole d’ordine: accogliere, accompagnare e integrare.
Quattro le aree d’intervento previste: emergenza, servizio “Famiglie insieme”,
Fondo per il Lavoro, area animazione, comunicazione e formazione.
In particolare il primo livello, della risposta all’emergenza, vuole attivare sia le Caritas Parrocchiali sia i singoli cittadini sul territorio, invitando ciascuno ad uscire dall’indifferenza, segnalare persone e/o famiglie in difficoltà e, se possibile, offrire un contributo in termini di volontariato e/o di risorse economiche.
“Il Piano vuole valorizzare innanzitutto la rete delle 54 Caritas parrocchiali e cittadine”, ha detto il vice economo diocesano don Luigi Ricci, ossia porre al centro l’attenzione al territorio e la sensibilizzazione/coinvolgimento di ogni singola Comunità parrocchiale.
Ogni Caritas parrocchiale e/o interparrocchiale/cittadina, infatti, ha come primo compito quello di ascoltare il proprio territorio, sensibilizzare la Comunità parrocchiale a farsi carico delle vecchie e nuove povertà, mettendosi in rete coi servizi socio-sanitari.
La Caritas diocesana, oltre a 300.000 euro stanziate dall’8 per mille, metterà a disposizione tre “referenti”, uno per ogni “distretto” (Antonella Mancuso per il distretto Rimini sud; Elisabetta Manuzzi per l’area dei comuni del Rubicone; Paola Bonadonna, per il distretto Rimini nord), che affiancheranno, faciliteranno e supporteranno il lavoro quotidiano delle Caritas parrocchiali e interparrocchiali. “Tali referenti, tra l’altro, intendono promuovere maggiori sinergie, facilitare l’avvicinamento e l’inserimento di nuovi volontari, far nascere eventuali nuovi servizi locali (mensa di prossimità, docce, accoglienza, luoghi di ritrovo, …). – ha spiegato il direttore della Caritas diocesana, Mario Galasso –
Ogni Caritas, lungi dal delegare alla Caritas Diocesana, ha la possibilità e il compito di continuare ad intercettare risorse economiche che implementeranno lo stesso «Piano Marvelli»”.
Nel dialogo diretto del Referente con ogni Caritas, verranno valutate le reali esigenze anche in base al numero delle persone residenti nelle parrocchie, alle persone in carico alla Caritas e ad eventuali progetti in corso.
Entro giugno saranno organizzati incontri nelle tre aree, rivolti a parroci e operatori Caritas, per illustrare le linee di indirizzo e operative del “Piano Marvelli”.
Per convidere la visione, a tutela della trasparenza e a garanzia per tutti coloro che sosterranno il Piano con una propria donazione, è stato costituito un Comitato dei Garanti, presieduto dal Vescovo di Rimini e composto da varie personalità (rappresentanti delle amministrazioni locali di Riccione, Rimini e Savignano, imprenditori, il Prefetto di Rimini, ecc).
Cosa si attende la Diocesi dal “Piano Marvelli”? Quattro frutti, secondo il Vicario generale, don Maurizio Fabbri. Primo: “Dare concretezza alla parola carità, troppo spesso ridotta ad elemosina o sussidio. È invece la prossimità quotidiana, in cui l’Altro ci interessa e per il quale sono disposto a mettermi in gioco.”. Secondo: “Rigenerare le 54 Caritas parrocchiali, che siano di vero stimolo nelle rispettive comunità, un compito educativo e pedagogico”. Terzo: “Il ‘Piano’ sia un’opportunità offerta a tanti giovani, i quali debitamente stimolati rispondono con passione, come testimoniano le tante esperienze positive vissute sul territorio durante il lockdown”. Da ultimo, “insegni a fare rete. Il Piano non può essere una risposta a tutti i bisogni, ma può provocare ed essere positivo stimolo anche per altre realtà, enti, associazioni, istituzioni, amministrazioni”.