La Parola
Dal vangelo secondo Giovanni (3, 16-21)
Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Ascolto
Nel dialogo con Nicodemo, di cui oggi leggiamo la parte finale, Gesù si rivela come Figlio dell’uomo, che deve essere innalzato da terra come il serpente di bronzo innalzato da Mosè nel deserto (Nm 21, 4-9), con un chiaro riferimento alla croce. Il “guscio” di tali parole può sembrare piuttosto enigmatico e duro per la nostra comprensione, ma l’evangelista Giovanni ce ne spiega il senso e il nostro cuore si colma di gioiosa gratitudine nel sentire che l’innalzamento di Gesù sulla croce avviene perché «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito». Dio dona Gesù, il Figlio amato, perché io, tu, ciascuno di noi abbia la vita in abbondanza (cfr. Gv 10, 10). Dio avrebbe ben ragione di avercela col suo popolo, che ripetutamente si allontana da lui e lo rinnega, ma quando manda il Figlio non è per portare un giudizio di condanna, bensì di vita, e di vita eterna. Davvero, come dice papa Francesco, il nome di Dio è misericordia.
Prego
Padre, quando il nostro cuore è nell’affanno e nel dolore, fa che volgiamo il nostro sguardo a Gesù innalzato in croce, per comprendere il tuo amore per noi, che non ci abbandona mai e ci dona la vita in pienezza.